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domenica 18 maggio 2025
 

Domenica 19 febbraio - Penultima dopo l’Epifania

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (8,1-11)

In quel tempo. Il Signore Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era lì in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
 

Dalla Parola alla vita

Per comprendere l’episodio della donna adultera bisogna tenere presente il contesto in cui l’evangelista Giovanni l’ha collocato: è preceduto dalla dichiarazione di Gesù: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva» (7,37), e seguito dall’altra:  «Io sono la luce del mondo, chi segue me, non camminerà nelle tenebre» (8,12). La cornice è quella solenne del tempio di Gerusalemme, piena di folla accorsa per la festa ebraica delle Capanne. Per questo gli scribi e i farisei gli tendono un tranello presentandogli una donna sorpresa in adulterio; peccato per il quale la legge di Mosè prevedeva la lapidazione.

1. «Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra». L’atteggiamento di Gesù fa riflettere: davanti ai suoi nemici, non si difende e non parla; è il tempo dell’incarnazione e della pazienza di Dio. Scrive per terra e così si presenta come colui che è mite e umile di cuore; non gli interessa una discussione teorica. Come nelle precedenti epifanie, Gesù manifesta di essere il Salvatore che ha il potere di togliere i peccati e di dare l’acqua che dona la vita eterna. Anche a noi è chiesto di avere l’umiltà e la pazienza per scoprire la misericordia del Padre. Il nostro istinto è la condanna e la voglia di identificare subito il bene e il male, scordando l’insegnamento della parabola che invita a pazientare e a lasciar crescere insieme il grano e la zizzania. Dobbiamo imparare a “scrivere per terra”. Una Chiesa che non “scrive per terra” si allontana troppo dallo stile di Gesù.

2. «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». I farisei volevano una sentenza da usare contro di lui; Gesù non entra in questo schema di lotta e nella diatriba legale e continua a scrivere per terra. La sua incarnazione è totale: ama le persone e non le idee. L’atteggiamento di Gesù è straordinario: da una parte non trova scuse e non confonde il confine tra il bene e il male, dall’altra, ama e accoglie la persona da curare. Le parole di Gesù sono le parole dell’unico innocente; solo lui avrebbe potuto scagliare la pietra, e non l’ha fatto. Non sta perdonando solamente quella donna, ma ci sta dicendo che è il Salvatore di tutti coloro che accedono a lui per trovare l’acqua che disseta per l’eternità e la luce che indica la via del bene.

3. «Non ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Queste parole di Gesù ci toccano nel profondo perché le sentiamo pronunciare sui nostri peccati ogni volta che celebriamo la Riconciliazione con Dio e con la Chiesa. Ma ogni volta ritorniamo a farci curare le ferite che si sono riaperte. Sappiamo che solo l’amore può permetterci di non peccare più; la legge ci mostra il peccato, ma non ci dona la forza per non commetterlo. La pedagogia del Padre è la misericordia incondizionata: perdona «settanta volte sette» fino a che non ci sia chiaro che è  la gioia del perdono e non solo l’impegno della nostra volontà che ci può allontanare dal male. Noi abbiamo l’istinto della legge e non quello del perdono; invece l’amore di Gesù non rimprovera e non punisce: attira con la forza dell’amore paziente.

Commento di don Luigi Galli


16 febbraio 2017

 
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