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mercoledì 30 aprile 2025
 

Papa Francesco e quei Cie come Lager

Gentile direttore, non riesco più a condividere molte parole del Papa. Recentemente l’ho sentito asserire che i Cie sono come i lager per gli ebrei e mi sono ribellata nell’intimo. Non sono ebrea, ma quell’esperienza terribile non ha confronti al mondo e non li avrà mai per la sua spietatezza. Primo Levi diceva che si moriva per un sì o per un no e che la sopravvivenza per un giorno ancora poteva essere legata al ritrovamento di una buccia di patata o a una rondella di carota. E i Cie sarebbero pari ai lager? I nazisti dicevano «Nessuno vi crederà» e così pare essere. Ai Cie sono ospitate persone che fuggono da guerre, tempeste, persecuzioni e trovano un luogo dove ricevono pasti caldi, vestiti, docce e assistenza sanitaria. Se io fossi su una barca in procinto di affondare, sarei ben lieta di trovare quello che danno i Cie e direi grazie sommessamente, grazie a uno Stato che senza alcun obbligo fa tanto per me.

ROSA GEMMA PIAZZARDI

Cara Rosa Gemma, in realtà, come spesso accade nei resoconti giornalistici, il Papa ha detto qualcos’altro. Non ha, ad esempio, paragonato i Cie ai lager nazisti. Ecco le sue parole: «I campi di rifugiati – tanti – sono di concentramento, per la folla di gente che è lasciata lì». Stava raccontando la storia di un profugo incontrato nell’isola di Lesbo. Sull’aereo di ritorno dall’Egitto Francesco ha poi spiegato: «Dovete leggere bene quello che ho detto. Ho detto che Italia e Grecia sono stati i Paesi più generosi... Esistono però i campi dei rifugiati che sono dei veri campi di concentramento... Cosa può fare la gente che è chiusa in un campo e non può uscire?». Quindi non c’è stato nessun paragone con i lager nazisti. Molte associazioni internazionali hanno poi segnalato la violazione dei diritti umani di molti campi di accoglienza, soprattutto in Libia. In passato ci sono state denunce anche per le condizioni dei Cie italiani. Vale la pena ricordare che la sigla significa “Centro di identificazione ed espulsione”. Non si tratta quindi di accoglienza, ma di una sorta di detenzione nei confronti di persone che non hanno compiuto alcun reato. Talvolta l’attesa dura diversi mesi, prima di arrivare magari all’espulsione. Mi domando se questa soluzione, peraltro costosa anche economicamente, sia davvero efficace o se non sia meglio la semplice accoglienza dei migranti.


18 maggio 2017

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