Tra gli hashtag più utilizzati su Twitter e Instagram in queste ore c'è #PrayForParis (preghiamo per Parigi).
Nella tremenda notte parigina che ha scosso la coscienza del mondo non sono deflagrate solo le cinture esplosive degli attentatori. È esplosa anche una straordinaria catena di solidarietà veicolata e amplificata dai social network. L’hashtag di Twitter #PorteOuverte (porte aperte), ad esempio, ha permesso a molte persone che non sarebbero potute rientrare a casa di trovare un rifugio per la notte, una parola umana che potesse lenire il dolore, un conforto tra cuori accoglienti. L’applicazione "Stai bene? Dillo a Facebook", destinata solo ad utenti che si trovavano in zone a rischio, ha permesso con un click di far sapere a tutti i propri contatti che andava tutto bene e si era al sicuro.
Penso ai delegati presenti al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze che si sono trovati proiettati dalla gioia e soddisfazione per l’intenso evento appena conclusosi all’orrore provocato dagli attentati di Parigi. Sono bastati il tempo e lo spazio di un viaggio di ritorno per trovarsi proiettati dallo sguardo sul nuovo umanesimo alla vista dell’inferno urbano. Ma se c’è una traccia che sta riportando l’umano nel cuore di molti è proprio quella veicolata dalle reti sociali. «Fanno di tutto pur di farci dimenticare che l'umanità esiste....» scrive Elisa, studentessa universitaria poco più che ventenne su Twitter «esattamente, ed è per quella che bisogna lottare» le risponde Alberto, giovane comunicatore presente al Convegno di Firenze.
Il logo di Jean Jullien divenuto virale in Rete
In poche ore la Rete è divenuta catalizzatore dei sentimenti umani più profondi, stimolo alla preghiera, strumento per organizzare eventi in presenza che potessero manifestare solidarietà e vicinanza al popolo francese. Quel reticolo tecnologico che spesso viene definito spersonalizzante e freddo ha dimostrato, a ridosso degli attentati parigini, di essere anche un luogo straordinariamente accogliente e solidale, in grado di riportare un tocco umano nel cuore. #PrayForParis, #PrayforFrance preghiamo per Parigi e per la Francia, sono state per diverse ore le parole più utilizzata dagli utenti di Twitter per segnalare l’argomento dei loro messaggi.
Anche Instagram, la rete sociale dedicata a foto e immagini, ha raccontato sentimenti di solidarietà e desideri di preghiera attraverso i mille volti della torre Eiffel, tra i quali è diventato virale il logo disegnato dal grafico Jean Jullien: una stilizzazione del celebre monumento parigino all’interno del simbolo della pace di Holtom.
La Rete ha attivato autonomamente anche i suoi anticorpi, bloccando quegli hashtag che sapevano di vile rivendicazione o che fomentavano odio e vendetta. È una sorta di difesa immunitaria che salva l’umanità da alcune tossine che essa stessa genera al suo interno, anche attraverso i contatti elettronici. Quanto sta avvenendo dopo gli attentati di Parigi racconta in maniera evidente che un nuovo umanesimo può essere ben sostenuto e collegato anche dalla comunicazione digitale.