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martedì 22 aprile 2025
 

Il nostro Dio non è fredda divinità lontana, ma un Padre che ci ama

La riflessione per giovedì 2 marzo - Parola del giorno: Matteo 7,7-12

La paura più grande che può far ammalare la nostra preghiera è convincersi che essa equivalga a un chiedere a cui non seguirà mai alcun risultato, a un cercare senza trovare mai ciò che si sta cercando, a un bussare senza che nessuno apra alcuna porta. Ma ci si ammala di questo tipo di paura quando ci si dimentica che Dio non è un vaga divinità ma un Padre che ci ama: “Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe?

Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!”. Dio non può mai rimanere indifferente davanti alla nostra preghiera anche quando noi siamo indegni di pronunciarla, e questo per un motivo molto semplice: ai suoi occhi siamo come figli, creature amate. La prova di quest’amore è Gesù che Egli ha mandato come una mano tesa verso ognuno di noi, e per il quale è stato disposto a morire in Croce affinché ciascuno trovi sempre una via d’uscita anche nel buio più profondo.

Quando si ha questa consapevolezza allora la nostra preghiera diventa fiduciosa e piena di gratitudine. Non è più preghiera disperata e carica di ansia, ma abbandono fiducioso nelle mani di un Padre che ha a cuore il destino di ciascuno di noi. È interessante però che la pagina del Vangelo di oggi si concluda con una indicazione che può illuminare la nostra vita: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti”. È un criterio di vita che non dovremmo mai dimenticare: vivere facendo agli altri ciò che desidereremmo per la nostra stessa vita. Quindi se vuoi essere amato, ama. Sei vuoi essere ascoltato, ascolta. Se vuoi essere perdonato, perdona.


01 marzo 2023

 
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