Ho sessant’anni e Famiglia
Cristiana entra a casa mia da
quando ne avevo sei. Seguo da
sempre gli articoli che trattano
le diverse tematiche sociali e
umane. Oggi, con papa Francesco
si parla molto di misericordia. E
sull’onda del suo carisma si intende
“abbracciare” tutti: chi ha
sbagliato, chi si è allontanato dalla
Chiesa e chi non rispetta i precetti.
Quel che mi lascia perplessa
è che i preti non parlano più né
di peccato né delle “cose ultime”:
morte, inferno, paradiso… Anche
la rivista sembra voler tenere i
piedi in più scarpe, proponendoci
attori e personaggi pubblici di
non specchiata virtù o che hanno
esposto il loro corpo a pornografia. Un giornale cristiano
non deve trasbordare da ciò che
è la sua colonna portante: l’etica.
Invece, si ha l’impressione che, a
parte il grande tema degli immigrati,
il discorso sui valori passi in
secondo piano.
GERMANA
Sulle “cose ultime”, cara Germana,
c’è una certa ripresa della predicazione
da parte della Chiesa. Proprio
mentre passavo la tua lettera,
mi sono giunti due libri che fanno
al caso nostro. Entrambi trattano la
morte, vista da differenti prospettive.
Il primo è di monsignor Vincenzo
Paglia e ha per titolo Sorella
morte. La dignità del vivere e del
morire (Piemme). L’altro è del cardinale
Camillo Ruini: C’è un dopo?
La morte e la speranza (Mondadori).
Ne consiglio la lettura. Quanto
alle nostre posizioni su personaggi
e temi di attualità, garantisco che
quanto è riportato in copertina: “I
fatti mai separati dai valori”, per noi
non è una pura formalità.