Gentile don Stefano, vorrei proporle alcune riflessioni che mi accompagnano da un po’ di tempo in riferimento alla situazione dei sacerdoti. Prendo spunto dalla mia unità parrocchiale dove sono stati trasferiti da poco più di un anno due nuovi parroci. Alla mia età ho conosciuto tanti sacerdoti, alcuni dei quali non ringrazierò mai abbastanza, ma mai mi sono sentita così sconfortata come oggi.
Ho avuto a lungo vita attiva in parrocchia come catechista e come educatrice ACR. Da anni sono lettrice alla Messa domenicale. Attualmente, però, credo che il nuovo parroco non ricordi non solo il mio nome, ma neppure quello di tanti parrocchiani di cui mi sento portavoce. Celebra la Messa e poi sparisce senza mai dare segni di voler conoscere la comunità.
Mi sembra una mancanza incomprensibile. Abbiamo provato tante volte a coinvolgerlo, ma il risultato è sempre stato il silenzio. Qualche segnale di collaborazione ce lo aspetteremmo e ci farebbe piacere. Se il parroco non è più guida né riferimento – in ambito spirituale per aiutare a crescere nella fede ma anche in quella dimensione umana e sociale che vede le persone sempre più isolate e chiuse nel proprio mondo –, se tutto questo va perdendosi, allora c’è qualcosa che proprio non va…
LEDY B. (MANTOVA)
Cara Leda, capisco il tuo sconforto. Da molte parti si alzano lamentele su un’attitudine purtroppo non rara di molti pastori di considerare la propria missione più un lavoro (con “orari di servizio”) che una missione, quale è in radice la consacrazione sacerdotale: per natura sua senza orari, come del resto è la vocazione familiare di tante mamme e papà… Ciò che vivi nella tua parrocchia denuncia, del resto, una mancanza più generale di cui moltissimi, sia nella Chiesa che nella società, sentono e portano il peso: quello del venir meno di un sentimento di fraternità e amicizia sociale, che sono alla base dell’umano buon vivere e che caratterizzano questo problematico scorcio storico, questo difficile passaggio d’epoca in cui siamo pienamente immersi e in cui stentiamo a trovare le giuste misure.
E se non ci prova la parrocchia a ergersi ad argine di questa deriva… Il Papa ha voluto dedicare nel 2020 a questo aspetto della vita sociale una enciclica, la Fratelli tutti. Mi sembra che qui sia contenuta la risposta migliore alla tua domanda, e per questo ti invito a leggerla e meditarla, magari con qualche altro parrocchiano, perché potrà essere utile a leggere meglio la vostra situazione. Vi sono, infatti, menzionati i nuclei oggi maggiormente problematici (che lui chiama le “ombre di un mondo chiuso”) delle nostre odierne società: sogni andati in frantumi (dall’Europa unita a una pace sperata e invocata ma non realizzata), la fine della coscienza storica (come se tutto ripartisse sempre da zero), la mancanza di una progettualità comune, politiche che generano “scarti”, una globalizzazione dal volto inumano, una comunicazione che genera aggressività e non amicizia, ecc. A tutto questo secondo Francesco non c’è alcuna soluzione semplice e di immediata applicazione.
Non bisogna, però, mai disperare. La situazione può, infatti, trovare una prima soluzione in ciascuno di noi per come sapremo interpretare nella nostra vita e fare proprio l’atteggiamento del buon Samaritano, la cui parabola (cfr. Luca 10,25-37) il Papa commenta nell’enciclica in modo magistrale. Egli conclude con queste parole: «Oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni Samaritani che prendono su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti». Comprendo bene, quindi, la tua delusione, ma ti invito fraternamente a non farti sopraffare dal muro che il tuo pastore ha alzato verso la porzione di popolo di Dio che gli è affidata, ma piuttosto a perseverare, creando e mantenendo buone amicizie dentro la tua comunità parrocchiale e favorendo un senso di fraternità, forte del tuo calore umano e della tua esperienza passata di una Chiesa più vicina alla gente. Questa, credo, è oggi la impegnativa chiamata di noi tutti. In fondo, la parrocchia non è del parroco, egli ne è solo l’animatore (se intende esserlo).
«Non lasciatevi rubare la speranza», ti direbbe, credo, papa Francesco ascoltando le tue fatiche. Buon cammino, cara Leda, a te e alla tua comunità.