Caro direttore, nel cahier de doléances della Chiesa di Roma si registra un impressionante calo di vocazioni sacerdotali. Troppe le sedi parrocchiali vuote e i preti costretti a fare gli stakanovisti. Temo che l’uomo non investa più nella Parola di Dio. Preferisce lo sfrenato consumismo e l’epicureismo. Ma la colpa non è solo dei preti che non ci sono più, bensì anche dei banchi della chiesa vuoti o quasi. Le nostre comunità hanno dimenticato il retto cammino spirituale, il nostro cuore è vuoto di Dio.
FRANCO PETRAGLIA
In Italia le vocazioni sacerdotali sono in calo e la Messa domenicale è sempre meno frequentata: la conferma viene dal colpo d’occhio che si ha entrando in molte chiese. Tra l’altro si vedono ben pochi giovani. Le cause sono tante: la secolarizzazione, la mentalità materialistica, l’individualismo imperante. Ma bisogna anche considerare la maggiore mobilità delle persone, il calo demografico che rende difficile per dei genitori immaginare un figlio prete eccetera.
Conta anche una mentalità clericale che coinvolge pure i laici. Forse il modello tradizionale di parrocchia va aggiornato. Già in molte diocesi si cercano dei rimedi, alcuni già suggeriti dal documento del 2004 Il volto missionario delle parrocchie: «Le parrocchie non possono agire da sole: ci vuole una “pastorale integrata” in cui, nell’unità della diocesi, abbandonando ogni pretesa di autosufficienza, le parrocchie si collegano tra loro, con forme diverse a seconda delle situazioni – dalle unità pastorali alle vicarie o zone –, valorizzando la vita consacrata e i nuovi movimenti».
Penso che i laici abbiano un ruolo fondamentale, non come sostituti dei preti, ma come testimoni di Cristo in ogni ambiente di vita. Allora, anche i banchi delle chiese torneranno a riempirsi. Non per abitudine, ma per convinzione.