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lunedì 14 luglio 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE - DOMENICA 2 FEBBRAIO 2014

A Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al Tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Luca 2,22-40

LUCE PER ATTIRARE AL SIGNORE TUTTI I POPOLI.

Sullo sfondo di questo episodio evangelico ci sono i lunghi anni di schiavitù in Egitto e c’è la promessa di liberazione che il Signore avrebbe realizzato attraverso Mosè: l’Egitto aveva pagato con la morte dei primogeniti l’ostinazione del cuore del faraone. Ora la legge di Mosè prescriveva il rito della presentazione al Tempio con la circoncisione dei figli maschi e con il riscatto dei primogeniti: risparmiati dal Signore nella notte più tragica per l’Egitto, venivano ora a lui consacrati.

Dio era così celebrato come salvezza per Israele: «Il Signore disse a Mosè: “Consacrami ogni essere uscito per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito appartiene a me… Siete usciti dall’Egitto, dalla dimora di schiavitù, perché con la potenza del suo braccio il Signore vi ha fatto uscire di là”». La festa che celebriamo è una nuova e significativa riflessione sul mistero dell’Incarnazione: Gesù, che è entrato nella vicenda umana attraverso il corpo che Maria gli ha preparato, vi entra anche attraverso la storia di un popolo. Ne assume le leggi e le tradizioni. Si sottomette a tutto questo e anche così ci mostra la pienezza della propria umanità.

DUE TESTIMONI.
Al centro della vicenda c’è Gesù con Maria e Giuseppe, c’è il Tempio come luogo sacro per eccellenza e ci sono due “testimoni” che, come i pastori a Betlemme, parlano del Bambino e rendono lode a Dio suscitando stupore in Maria e Giuseppe per «le cose che si dicevano di Gesù». Simeone per primo va incontro al Signore, si commuove prendendolo tra le braccia e con la sua preghiera ci svela il disegno di Dio su quel Bambino: egli è «luce» che rivela il Signore Dio alle genti e «gloria» del suo popolo, Israele.

Queste parole dicono l’universalità della missione di Gesù che si pone di fronte al buio e alle fatiche dell’intera umanità come luce e salvezza germogliate dal tronco di Iesse, dalla stirpe di Davide, dal cuore della storia di Israele che ora, in Simeone, loda Dio per la sua opera di riscatto dal male e da ogni forma di schiavitù. Possiamo allora dire che Simeone ci introduce alla lettura dell’intero Vangelo, della buona notizia che viene dal Padre e alla quale Gesù consacra sé stesso. È di nuovo Simeone ad annunciarlo con la profezia in cui è coinvolta anche Maria: «Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima».

Così con spirito di riconoscenza e in risposta all’amore di Dio possiamo anche noi immaginare di stringere tra le nostre braccia il Bambino Gesù! Che cosa vogliamo confidargli dal profondo del cuore e della nostra storia personale? Quale affetto e quale responsabilità possiamo fin d’ora assumerci di fronte a lui per essere Chiesa, per essere cioè anche noi luce posta sul monte per attrarre al Signore tutti i popoli?


28 gennaio 2014

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