Oggi meditiamo il prologo del Vangelo di Giovanni che inizia dicendo: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”.
La formula in principio richiama la Genesi e non richiama l'inizio del tempo nel mondo in modo cronologico, ma in modo assoluto, ovvero all'inizio di ogni cosa, quando nulla esisteva nella creatio ex nihilo, ovvero nella creazione dal nulla. Il Verbo, questa parola, Logos in greco, si può tradurre con verbo, parola o anche senso. Proviamo a rileggerla così: “In principio era il senso di ogni cosa, il senso era presso Dio, il senso era Dio” e prosegue poi dicendo “Il Verbo/Senso di tutto si è fatto carne, si è fatto uomo, il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Ma in realtà quel si è fatto carne è anche un si è fatto bambino!
Dio – per chi crede nell'Incarnazione, nel mistero del Natale – si è presentato nella fragilità assoluta, addirittura nella fragilità delle condizioni umane: non c'era posto per lui nell'albergo, quando è nato è venuto nella povertà, ha vissuto il rifiuto, c'era freddo, non c'era accoglienza… Ecco Dio oggi ci chiede di accoglierlo nella fragilità per accogliere tutte le nostre fragilità e bussa alla porta del nostro cuore, ora! Qual è l'ostacolo per accogliere Dio in pienezza nella nostra vita? Il nostro sì o il nostro no. Chiara Amirante spesso afferma che ogni nostro sì detto a Dio apre un pezzetto di Cielo sulla Terra, mentre ogni nostro no detto a Dio chiude un pezzetto di Cielo sulla Terra. Allora dobbiamo dire un sì all'Amore per accoglierlo in pienezza, anche perché – come prosegue nel testo l’evangelista Giovanni – troviamo scritto che la Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. La traduzione nuova scrive: le tenebre non l'hanno vinta. Possiamo accogliere o non accogliere questa Luce! Per quanto possano essere fitte le tenebre che abitano il nostro cuore, per quanto oscura possa essere la notte della vita che stiamo vivendo, basta una piccola fiammella per dissipare ogni tenebra, ma il nostro sì o no all'amore di Dio ci permettono di accoglierla o di spegnerla.
E allora oggi siamo invitati a dire di sì all'Amore di Dio, un Amore concreto che si è fatto bambino, si è fatto fragilità, si è fatto Via, Verità e Vita per noi. Forse non tutti credono, ma dire sì all'Amore significa dire sì a quei valori del Vangelo che sono universali e valgono per tutti. Per chi crede, invece, significa accogliere un Dio-Amore che si compromette con noi, che non vuole più trattarci – come troviamo in un altro passo dell’evangelista – da schiavi, ma da amici, come afferma proprio Gesù nel discorso di addio ai suoi discepoli. Forse a volte ci fa comodo un Dio onnipotente che sta lassù, lontano, invece siamo chiamati ad accogliere un Dio che si compromette con noi, che si dona nella fragilità e nella piccolezza, che dà la sua vita per noi e che ci chiama amici.