Egregio direttore, ho 46 anni e sono una persona non vedente dal 2006. Da sempre sono impegnato nel sociale e nel sindacato, dove continuo a occuparmi dei diritti delle persone più fragili. Come ciascuno di noi vivo questi giorni di guerra nell’incredulità per ciò che sta avvenendo, una sorta di smarrimento. Di fronte alle cronache quotidiane che ci arrivano dal “fronte” non posso che provare lo stesso sentimento che leggevo negli occhi di mia nonna mentre, quando ero ragazzo, mi raccontava la guerra. A volte, vigliaccamente, mi viene voglia di spegnere la televisione e di cercare rifugio nel silenzio. Ho una paura che vorrei confessarle: quella di “abituarmi” a tutto questo, di abituarmi ai morti, ai feriti, alle bombe, alle persone che abbandonano la loro vita. Poi mi dico che questo non deve succedere perché sono e siamo “cittadini sovrani”, per citare don Milani. Sono e siamo cristiani. Allora cosa fare? Forse questa guerra ci ricorda la necessità di guardarci allo specchio. Forse quello che vedremo non ci piace poi tanto. In fondo in questi anni abbiamo lasciato correre. Ci siamo troppo spesso girati dall’altra parte mentre il mondo diventava sempre più diseguale e si perdeva la centralità dell’uomo. Forse anche come cristiani siamo chiamati a porci delle domande. Le grida che provengono dall’Ucraina sono le grida di una storia che, purtroppo, si ripete e che ci impone di essere donne e uomini responsabili, non più disposti a girarci dall’altra parte ma, per citare ancora don Milani, pronti a “sporcarci le mani” per i valori e gli ideali in cui credono. STEFANO SOSCIA
Caro Stefano, anche a me di questa guerra (incluso l’invio di armi da parte dei Paesi NATO, Italia inclusa) colpisce l’indifferenza. Come se fosse qualcosa di “altro” da noi, come se non ci riguardasse personalmente. Don Tonino Bello, scrivendo al Parlamento nel 1991 durante la prima Guerra del Golfo, ricordava le «innumerevoli manifestazioni pubbliche, nelle piazze, per le strade, nelle chiese, con appelli, marce, veglie e preghiere» che avevano «reso onore allo spirito profetico della Costituzione». Trent’anni dopo, oltre le polemiche politiche e le accuse reciproche di essere pro o contro Putin, vediamo una scarsa mobilitazione delle persone, sia nella società civile che nella stessa chiesa.
Se si fa eccezione per le coraggiose e criticatissime prese di posizione pubbliche contro ogni forma di guerra da parte di alcuni autorevoli esponenti della società civile