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martedì 05 novembre 2024
 

Quando la Barbie riflette i drammi degli adolescenti

«Mia figlia quest’estate, al mare, non si è mai messa in costume. Mi sembra di aver capito che la prendano in giro su Facebook. Ha voluto rimanere sempre vestita anche in spiaggia, niente bagni in acqua…» inizia così il racconto sofferto di una madre  del Nordest che racconta la difficoltà della figlia quattordicenne ad accettare il proprio fisico. Fatiche ordinarie, nella fase di crescita, ma amplificate oggi dall’ambiente dei social media. Due adolescenti su cinque, secondo una recente ricerca di Save the Children (2013), sono vittime di cyberbullismo, ovvero vengono presi di mira, tramite i social network, per il loro aspetto fisico o per fragilità reali o presunte che manifestano nell’età dello sviluppo. L’arrivo dell' estate, complice il maggior tempo che i ragazzi trascorrono online e le tariffe dei collegamenti mobili sempre più basse, sembra abbia acuito il fenomeno.

 

I campanelli d’allarme giungono d’Oltreoecano dove un’indagine del Pew Research Center rivela come Facebook stia progressivamente perdendo quota nelle preferenze degli adolescenti. Sembra che nelle loro classifiche Twitter stia guadagnando punti, perché più immediato e meno controllabile dal mondo adulto. Ma non è questo il rischio più temuto: non sembra sia la presenza degli adulti a preoccuparli ma il giudizio dei coetanei.

 

Proprio per sgretolare il giudizio legato ai canoni di bellezza che tanto fa soffrire anche le adolescenti della nostra penisola il giovane artista Nikolay Lamm ha realizzato un modello della celebre bambola Barbie, rispettando misure e proporzioni reali di una ragazza diciannovenne. Ne è risultato che il fisico del noto giocattolo corrisponderebbe, nella vita reale, a quello di una ragazza anoressica.


L’idea che i modelli e le cornici culturali che proponiamo ai ragazzi condizionino fortemente la loro crescita non è certo nuova. Oggi sarebbe importante comprendere quanto questi modelli vengano trasferiti anche nel cyberspazio e come lo possano influenzare. C’è da augurarsi che le agenzie educative possano offrire punti di riferimento anche in Rete per fare percepire ai ragazzi che pure in questa dimensione della loro vita c’è qualcuno pronto a comprenderli, sostenerli, tutelarli.


12 agosto 2013

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