Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 08 novembre 2024
 

Quando la pubblicità maltratta la fede cristiana

Egregio direttore, Le scrivo perché mi sento offesa come cristiana nel vedere alla televisione la pubblicità di un prodotto dove si vede sullo sfondo l’Ultima Cena e in primo piano Giuda che parla a Gesù, mentre gli chiede del vino. Essa non ha un minimo di rispetto per la nostra religione. Ci saranno delle regole in Parlamento che negano certe pubblicità offensive... ITALIA DRIGO - Portogruaro (Ve)

Non è infrequente, purtroppo, l’uso di simbologie cristiane per promuovere un prodotto commerciale. Quello a cui fa riferimento la nostra lettrice è uno spot an dato in onda nelle settimane scorse e che, per promuovere un’azienda del campo assicurativo, contiene alcuni scambi di battute tra Gesù, Giuda e i discepoli ambientati sulla scena dell’Ultima Cena.

Premesso che lo spot è, a mio avviso, un po’ sgraziato di suo e che il riferimento al prodotto reclamizzato è forzato rispetto alla scena riprodotta (dimostrando che il riferimento religioso è a sua volta forzato), la cosa che più conta è che in effetti quello spot offende il senso religioso dei credenti, banalizzando un evento che rappresenta per essi un fondamento della loro fede, cioè l’istituzione dell’Eucaristia. A promuovere azioni lega li per vilipendio della religione, a quanto ci risulta, ci ha già pensato qualcuno, per quanti effetti possano produrre sul piano pratico (al peggio una multa da poche migliaia di euro).

L’inopportunità di un simile spot è peraltro sancita anche dall’art. 10 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, per cui «la comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose». Qui possiamo solo amaramente constatare la strumentalizzazione del fatto religioso cristiano dovuto a una sua desimbolizzazione, figlio di un relativismo che riduce tutto a “secolo”, cioè a tempo, materia e spazio, perdendo di vista il significato profondo, ulteriore, trascendente del Cristianesimo. Fa pensare, e chiudo, che il bersaglio è sempre solo quest’ultimo, perché toccare altre fedi religiose (cosa altrettanto esecrabile!) può risultare molto pericoloso


27 febbraio 2023

 
Pubblicità
Edicola San Paolo