La felicità. Tutti la cercano, ma i più non la riconoscono. La si cerca nelle grandi cose, ignorando che ogni volta essa si cela nelle piccole. Guardare un sole che tramonta, leggere un libro che ti appassiona, addentare con gusto un trancio di focaccia, cimentarsi in un giro in bicicletta, un tuffo tra le onde, scambiarsi una carezza con chi ti è entrato nell’anima, condividere con un amico le proprie idee e trasmettersi emozioni e convinzioni reciproche in una feconda simbiosi.
Sono piccoli attimi ma grandi frammenti in cui la felicità va costruita con semplicità e senza sterili albagie. Anche vivere di una sventura evitata è felicità. Per essa non vi è posto nei progetti faraonici o nei sogni sontuosi e impossibili. Questi danno solo il morso dell’insaziabilità e il graffio dell’effimero. Scriveva Chateaubriand che «la vera felicità costa poco; se è cara, non è di buona qualità». Per essere felici, bisogna aver provato l’infelicità e riuscire a guarda re sia le miserie che le magie del mondo. Ricordo la felice intuizione di una donna semplice e saggia, la mamma del caro Renzo Arbore: «Eravamo felici e non sapevamo d’esserlo». Appunto, la felicità si mimetizza e troppo spesso siamo noi incapaci a riconoscerla. Il poeta e scrittore belga Maeterlinck scrisse: «Abbiamo soltanto la felicità che siamo in grado di capire». EDGARDO GRILLO
Un pensiero del nostro amico Edgardo, che ci può aiutare in questa afosa estate a cogliere la gioia della vita nelle piccole cose che ci sono date di vivere ogni giorno.