Caro direttore, il duplice e cruento omicidio nel quale un ragazzo, in compagnia di un amico, ha massacrato madre e padre nel Ferrarese, ripropone il tema scottante del rapporto tra genitori e figli. Non ho i titoli o gli strumenti per giudicare, ma una cosa mi sento di dire. Presumo, come nel caso in argomento, che gli squilibri avvengano quando i figli non tengono conto del riconoscimento delle gerarchie e regole verso i genitori. So che fare il genitore è il mestiere più difficile al mondo, perché non c’è una “ricetta” che vada bene per tutti. Tuttavia, un buon genitore cerca di fare sempre tutto il possibile per donare al proprio figlio educazione, amore e una vita dignitosa. È il caso quindi che anche il figlio si assuma la propria responsabilità per un rapporto equilibrato e funzionale. La mente mi riporta agli anni ’50, quando noi figli eravamo rispettosi e timorosi della figura genitoriale. Sarà anche colpa di questo sfrenato consumismo-benessere che ha distrutto la scala valoriale di un tempo. In conclusione, bisogna rispettare la diversità dei ruoli: dare e ricevere. Ciò per riportare un po’ di serenità in tante famiglie angosciate e per il bene della società e dell’intera umanità.
FRANCO PETRAGLIA - Cervinara (Av)
Del tragico omicidio di Pontelangorino parliamo anche in altre pagine del sito. Da parte mia, dico solo di essere sconcertato da questo delitto, non solo per la violenza che lo caratterizza, ma anche perché si tratta dell’uccisione dei propri genitori, di coloro che ti hanno dato la vita. Come ha scritto il vescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri, quello che è accaduto «è l’irruzione incredibile di una mentalità talmente diabolica da distruggere qualsiasi sentimento di umanità e di amore». Ora però ci si chiede che cosa ciascuno di noi può fare. Come scrive Alberto Pellai, non è che adesso i genitori debbano aver paura dei loro figli. Quello che è avvenuto in provincia di Ferrara è un’eccezione, non la regola. Si tratta piuttosto di amare ancora di più i nostri figli, stando loro vicini, ascoltandoli, dedicando loro più tempo. Penso anch’io che ci sia un importante problema educativo da risolvere, forse più difficile da affrontare rispetto al passato, quando era tutta la società a dettare determinate regole di rispetto. Oggi ci sono altre “agenzie” educative rispetto alla famiglia, alla scuola e alla parrocchia, che hanno forte voce in capitolo. Penso ai media, che incitano spesso al consumismo, a una vita facile, all’egoismo del pensare solo a sé stessi e ai propri bisogni. Proprio per questo occorre un maggiore impegno educativo, un’unione d’intenti tra scuola, parrocchia e famiglia. Soprattutto è necessaria una testimonianza di vita che indichi ai nostri ragazzi la via del bene.