Caro don Antonio, spero che questo mio
appello venga raccolto da Famiglia
Cristiana. Si tratta del presidio degli “esodati
non salvaguardati” che si ritroveranno
davanti al ministero del Lavoro. La questura
di Roma ha dato l’autorizzazione solo a un
piccolo gruppo, perché il ministero è attiguo
all’ambasciata americana, che è considerata
un sito sensibile per il terrorismo. Ma
noi siamo tantissimi, più di centomila.
Purtroppo, per i politici non esistiamo.
Su tutti i media sembra essere sceso un velo
omertoso su di noi. L’unica loro priorità è
salvaguardare i propri interessi e privilegi, sempre e comunque. Ma noi non siamo una
tassa, come l’Imu, che si può cancellare. Siamo persone che rimarranno senza alcun
sostegno economico per diversi anni (io per cinque anni) se il Governo non interverrà.
Non si può barattare la vita di tante famiglie per salvare le tasche di chi, invece, avrebbe
potuto pagare l’Imu. Lei che è attento alla sorte delle famiglie italiane, denunci questo
oltraggio. Matteo (esodato delle Poste)
Il tema degli “esodati”, cioè di migliaia di persone che per anni non sono garantite né dal lavoro
né dalla pensione – praticamente è come fossero nella terra di nessuno – è il frutto amaro
di una politica distante dalle famiglie e insensibile ai loro problemi di sussistenza, se non di vera
sopravvivenza. Non è accettabile una cura economica che, per sanare le casse dello Stato, gravi
tutta sulle spalle dei lavoratori. Non si può uccidere il malato e dire che lo si vuole curare. Occorre
più equità sociale e meno giochi o imbrogli politici. L’Imu, per esempio, è una tassa che persone
abbienti potevano tranquillamente pagare. Non gli cambiava la vita. Averla cancellata
per tutti è un regalo ai ricchi, a danno delle famiglie cui verranno sottratti servizi sociali.