Alessio Lasta.
Mi ha tenuto compagnia in questi giorni di lockdown volontario un bellissimo libro di Alessio Lasta, inviato di “Piazza Pulita”, dedicato alla nostra Costituzione. Si intitola “La più bella”, la Costituzione appunto, ma di lei non si parla, o meglio, se ne parla sullo sfondo, poiché l’autore, da bravo cronista, si muove nell’area dei primi dodici articoli, i cosiddetti principi fondamentali, rendendoli vivi: occhi, carne, muscoli, ossa, sudore e lacrime. Come? Raccontando. Raccontando storie.
«La più bella», scrive Lasta, «è dunque la nostra Costituzione. Ma potrebbe anche essere l’Italia, almeno quell’Italia che la Carta aveva disegnato. La più bella ci ripetono da settant’anni a scuola, nelle cerimonie di Stato, nei dibattiti televisivi. Ed è così. Tuttavia non ci raccontano mai quanto quegli articoli, pur nella loro bellezza, restino spesso lettera morta per le vite di molti, troppi italiani. Perché poi, ogni giorno, sono loro che affrontano disservizi, muri di gomma, promesse da marinaio. Nel migliore dei casi queste ultime non vengono mantenute e svelano presto l’inganno. Nel peggiore dei casi, invece, vengono perpetrate, in un loop quasi infinito di frasi sempre identiche che invitano a sperare: stia tranquillo, vedrà che risolviamo». Il nostro inviato racconta storie struggenti e intense, con uno stile brillante e icastico che mi ricorda quello di Giorgio Bocca. «Uomini e donne chiusi nel silenzio delle loro case, nella prigione dei loro corpi, nell'anonimato delle loro esistenze. Persone che fanno fatica eppure si rimboccano le maniche e resistono». Come quella di Carla, malata di SLA, e del marito Biagio che punta la sveglia ogni due ore per accertarsi che il respiratore cui è attaccata non si fermi.
Non è un libro sulla Costituzione tradita, o meglio, non è solo questo, perché io ci leggo un filo sussultorio di speranza. Parla di «uomini, donne e bambini pietrificati nei loro bisogni traditi», ma anche di un coagulo di diritti fissati dai nostri costituenti, inviolabili, profetici, validi ieri, oggi e per sempre. Ho scoperto solo dopo, leggendo la dedica, che Alessio è un allievo dell’indimenticabile don Aldo Geranzani, già docente al Parini e poi rettore del San Carlo di Milano, che ho conosciuto bene e che stimavo tanto. L’autore, in questi racconti anche un po' pasoliniani, in queste storie che pulsano vita e sete di giustizia, la giustizia minuta che però costituisce il sale di quella con la G maiuscola, dichiara di parteggiare «per chi sta dietro». Che a me è sempre parsa la vocazione naturale di qualsiasi cronista, comunque la pensi e per chiunque lavori. Ma è un’opinione non sempre condivisa, e soprattutto non sempre praticata, da tanti miei colleghi.