Vale per i difensori degli animali che hanno minacciato Caterina Simonsen, per aver ringraziato la sperimentazione animale, e i ricercatori dell’università di Milano, perché fanno il loro lavoro. Ma vale anche per i loro “colleghi” che pretendono di imporre le loro ragioni a favore degli animali con azioni violente, denunciate da Federfauna, contro laboratori, allevamenti, macellerie, pelliccerie, pescherie.
Vale per i No tav che hanno firmato sui muri minacce ai procuratori di Torino e per quelli che ostacolano e minacciano i lavoratori nei cantieri della Valsusa.
Vale per gli agenti che hanno abusato del loro potere legittimo, come documentato da Presadiretta.
Vale per chiunque di noi pretenda di far valere con la forza le proprie ragioni – fossero anche oggettivamente buone – insultando barbaramente o, diffamandolo, un avversario su Internet.
In uno Stato di diritto, dove nessuno può dirsi svincolato dalla legge, non ci sono buone idee e valide ragioni che giustifichino la violenza, la prevaricazione, l’abuso di un potere. Chiunque pretenda di sostenere le proprie ragioni, fossero anche ottime, con questi mezzi è già passato dalla parte del torto. È una questione di metodo, non di merito.
Ps. A proposito degli agenti di cui sopra, sarebbe bene meditare sulle riflessioni rivolte da un procuratore di lungo corso ad alcuni giovani colleghi: «Un maestro di arti marziali», diceva, «ha una grande forza, ma non la usa per approfittarne, è tanto forte che non ha bisogno di dimostrarlo. Così noi abbiamo un immenso potere che dobbiamo usare con saggezza, quando occorre, senza ostentarlo. L’umiltà è la nostra prima virtù». Dovrebbe tenerlo a mente a maggior ragione chi è legittimato a esercitare quella forza materialmente.
Vale per i No tav che hanno firmato sui muri minacce ai procuratori di Torino e per quelli che ostacolano e minacciano i lavoratori nei cantieri della Valsusa.
Vale per gli agenti che hanno abusato del loro potere legittimo, come documentato da Presadiretta.
Vale per chiunque di noi pretenda di far valere con la forza le proprie ragioni – fossero anche oggettivamente buone – insultando barbaramente o, diffamandolo, un avversario su Internet.
In uno Stato di diritto, dove nessuno può dirsi svincolato dalla legge, non ci sono buone idee e valide ragioni che giustifichino la violenza, la prevaricazione, l’abuso di un potere. Chiunque pretenda di sostenere le proprie ragioni, fossero anche ottime, con questi mezzi è già passato dalla parte del torto. È una questione di metodo, non di merito.
Ps. A proposito degli agenti di cui sopra, sarebbe bene meditare sulle riflessioni rivolte da un procuratore di lungo corso ad alcuni giovani colleghi: «Un maestro di arti marziali», diceva, «ha una grande forza, ma non la usa per approfittarne, è tanto forte che non ha bisogno di dimostrarlo. Così noi abbiamo un immenso potere che dobbiamo usare con saggezza, quando occorre, senza ostentarlo. L’umiltà è la nostra prima virtù». Dovrebbe tenerlo a mente a maggior ragione chi è legittimato a esercitare quella forza materialmente.




