Un proverbio inglese dice: “Se non li puoi battere, unisciti a loro”. E’ quel che ha fatto compatta l’opposizione del Pd anti-renziana sonoramente sbatacchiata dal segretario del partito nonché premier, dopo il trionfo elettorale europeo del “Matador” (copyright Angela Merkel). La foto di gruppo dello Stato maggiore del Nazareno parlava da sola: tutti sul carro, anzi sul “cargo” del vincitore: bersaniani, dalemiani, giovani turchi un po’ invecchiati come Orfini, Verducci e Fassina. Gli stessi Bersani e D'Alema hanno tributato solenni encomi al vincitore. Del resto nessuno di loro è mai stato chiamato dalla Merkel, la donna più potente del mondo, "Matador".
Quando uno prende il 40 e passa per cento, segnando il risultato migliore di tutti i tempi per il Pd e i suoi antenati Pds, Ds, Pci etc., per non parlare di Margherite e Ppi vari, (solo la Dc ha saputo fare tanto) è chiaro che l’unica opzione è fare il renziano in barile. Da parte sua Matteo Renzi, più che l’arte della rottamazione, ha dimostrato di conoscere l’Arte della guerra di Sun Tzu: il nemico, dice il generale filosofo del sesto secolo avanti Cristo, non va "annientato" (e dunque, nella versione 2.0, "rottamato"), bensì inglobato e sottomesso. Renderà il vincitore più forte. La vera intelligenza e la vera forza infatti non risiedono nella distruzione, ma nel “saper accrescere nel corso del tempo le file dei propri eserciti”; occorre infatti trattare con benevolenza i sottomessi affinché riconoscano nel generale che li ha vinti un nuovo capo degno di comandarli legittimamente. E’ quel che sta facendo questo ragazzo di 39 anni, abilissimo nella strategia e nella comunicazione politica. E infatti nella foto di gruppo del Nazareno ha avuto il buon gusto di non comparire per umiltà, come fanno gli allenatori che lasciano i giocatori alla foto di gruppo dopo aver vinto la Champions. Anche se proprio grazie a questa assenza, direbbe Moretti, quel furbacchione di Renzi lo si è notato molto, ma molto di più.