Lettura del Vangelo secondo Giovanni (5, 21-29)
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna».
Dalla Parola alla vita
Nel giorno dedicato alla Commemorazione dei defunti, i nostri pensieri sono rivolti ai nostri cari che hanno concluso la loro esistenza terrena. È un giorno propizio per la visita ai cimiteri, per la preghiera di intercessione, per la Messa in suffragio. Nel brano di Vangelo, troviamo giustamente parole di Gesù sulla risurrezione, perché la nostra fede ci spinge ad alimentare la speranza nella promessa di Gesù che ciò che è accaduto a lui, accada un giorno anche a noi e ai nostri cari. Ma questa promessa non si rivolge indistintamente a tutti: parla di un giudizio, parla di una «risurrezione di vita» e di una «risurrezione di condanna». «Quanti fecero il bene… quanti fecero il male…»: questo sarà il criterio, forse un po’ generico in questi versetti, ma più chiaro in altri passi dei Vangeli (per esempio Matteo 25). In ogni caso, nessuno ne ha la certezza: ciò da una parte genera un po’ di ansia, ma dall’altra aiuta a tenere desta la tensione verso l’obiettivo.
Eppure, a sorpresa, Gesù afferma anche: «Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita». L’uso del verbo presente lascia intuire che ciò che accadrà dopo la morte è legato a ciò che accade in questa vita: la vita eterna comincia qui, non solo perché è la nostra condotta a determinare la nostra sorte nell’aldilà, ma soprattutto perché vivere come Gesù è già la vita eterna.
Commento di di Chiara Zambon e Matteo De Matteis