Di recente nella Messa della mia parrocchia un sacerdote ha detto che san Giuseppe è il “marito” di Maria, mentre altri sacerdoti dicono che è il suo “castissimo sposo” (che è quello che ho sempre sentito in passato). C’è un motivo teologico per questo cambiamento? È un’evoluzione della liturgia?
LUIGI
Probabilmente il sacerdote di cui parli ha voluto modernizzare la parola “sposo”, prevista dalla liturgia, con il termine “marito”. Un cambiamento inutile, visto che il termine sposo si capisce benissimo.
Dal punto di vista etimologico, marito fa riferimento alla parte maschile della coppia, sposo indica la promessa matrimoniale. Il termine “castissimo” si trova nella famosa acclamazione eucaristica «Dio sia benedetto», ma non è usato nella liturgia, che parla di «custode, uomo giusto, sposo di Maria, servo saggio e fedele, posto a capo della santa famiglia, per custodire, come padre, il Figlio di Dio».
San Giovanni XXIII ha fatto inserire il nome di san Giuseppe nel canone romano e nel 2013 lo stesso papa Francesco ha voluto che fosse menzionato anche nelle altre preghiere eucaristiche.
La formula, per esempio, della terza preghiera eucaristica è la seguente: «Cum beatissima Virgine, Dei Genetrice, Maria, cum beato Ioseph, eius Sponso, cum beatis Apostolis (tradotto in italiano: «Con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con san Giuseppe suo sposo, con i tuoi santi apostoli»)».