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giovedì 15 maggio 2025
 

Sanremo: le prediche surreali del "profeta"

Errare è umano, perseverare è davvero diabolico. È quanto ha fatto Celentano al Festival di Sanremo, con due attacchi, a distanza di giorni, a preti, frati, vescovi. Con due sole eccezioni: don Gallo e don Mario. In particolare, si è scagliato contro Avvenire e Famiglia Cristiana. Tutti colpevoli di non parlare di Paradiso e di Dio, ma soltanto di politica e delle vicende di questo mondo.

Il “molleggiato” come cantante non si discute. Le sue canzoni fanno parte della storia della musica italiana. Ma all’artista manca una piccola virtù cristiana: l’umiltà. Ma anche il senso del limite. Che, forse, può aver recuperato quando dall’Ariston, per la prima volta, gli hanno urlato “basta” agli sproloqui. Ma anche le sue pause e i silenzi sono insopportabili. Più che “eloquenti”, esprimono un vuoto di idee. Ci è parso patetico vederlo destreggiarsi su terreni a lui inconsueti, come la teologia. Soprattutto, quando assume l’aria del “predicatore” o del “profeta”.

«Gli argomenti alti», ha detto il presidente della Rai Garimberti, «andrebbero toccati in altro contesto e con ben altro livello intellettuale». L’attacco a Famiglia Cristiana e ad Avvenire ha dimostrato che Celentano non legge la stampa cattolica. Certo, per il “re degli ignoranti” non è una colpa. Ma se si aggrediscono due giornali, invocandone la chiusura (naturalmente, nel nome della libertà!), bisognerebbe almeno documentarsi. Parlare a ragion veduta. E non mosso dall’acredine per una critica, mal digerita, ai suoi esosi compensi.

Paradossalmente, al di là del clamoroso successo di audience, Sanremo è stata una sconfitta per Celentano. Gli si ritorcerà contro come un boomerang. Ha vinto una battaglia, ma perso la guerra. I fischi e l’interruzione del suo monologo in eurovisione ne sono il segno. Mai successo prima per un artista del suo calibro. Nonostante il soccorso di un patetico Morandi. Celentano ha dato un duro colpo, forse mortale, anche al Festival di Sanremo, che ha sacrificato tutto alla logica dell’audience. A cominciare dal buonsenso.

Ma dal disastro non s’è salvata nemmeno la Rai, smarrita e ipocrita, che all’Ariston plaudiva alle battute di Celentano. Una Rai soggiogata dal clan del “molleggiato”, cui ha permesso tutto. Se è vero che in democrazia ciascuno è libero di esprimere le proprie critiche, questo non lo si può fare senza contraddittorio su una Tv pubblica, pagata con il canone di tutti. Soprattutto se le parole hanno il sapore di una vendetta. Non basta qualche scusa “privata” a chiudere il caso.

Un grazie, infine ai lettori e a tutti coloro che ci hanno manifestato solidarietà (QUI trovate una valanga di interventi), anche sottoscrivendo un nuovo abbonamento. È la migliore risposta a Celentano. Nel frattempo, l’ho abbonato a Famiglia Cristiana. Così, potrà leggere il commento ai Vangeli del cardinale Tettamanzi, la rubrica di monsignor Ravasi, le risposte del teologo, le pagine sul Catechismo... e tutto il resto, che serve a vivere una fede meno disincarnata. Come ci ricorda la Bibbia: «La gloria di Dio è l’uomo vivente».


22 febbraio 2012

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