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Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE - (ANNO A) 29 DICEMBRE 2013

Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò».
Matteo 2,13-15.19-23

SAN GIUSEPPE: ECCO COME DOBBIAMO CUSTODIRE GESÙ 

Il Vangelo di oggi affida a Giuseppe, patrono della Chiesa universale, il compito di indicarci come si custodisce Gesù. Nella vita “feriale” della famiglia di Nazaret, noi impariamo a ospitare il Signore. Nella ferialità il Vangelo, lo sappiamo bene, esige obbedienza: Gesù sta al centro, tra Maria e Giuseppe; è avvolto di attenzione e cura perché egli è la parola di Dio che, al momento opportuno, si manifesterà rispondendo a ogni più profondo bisogno umano.

Dio stesso ha cura di suo Figlio insieme a Maria e Giuseppe e a costui ordina: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

La parola di Dio ha i suoi martiri e nella volontà di Dio, che questa Parola rivela, il primo martire è Gesù, «umiliato nella condizione di servo» (Fil 2,7). Maria e Giuseppe sono i primi testimoni di questa umiliazione, così come i “martiri innocenti” subiscono la furia del potere umano piegato dall’umiltà di Dio. Come Giuseppe la Chiesa, nella notte di ogni tempo, è chiamata ad alzarsi, a stare in atteggiamento di obbedienza, pronta a partire per andare là dove la Parola deve farsi carico della salvezza dell’uomo.

Dove la prepotenza umana vuole divorare tutto e tutti, la parola di Dio accetta di avere i suoi martiri, ma in “Egitto”, dove in ogni tempo è presente il rischio di essere ricondotti schiavi del potere, della ricchezza, della mondanità, essa vive e ammonisce, chiama e riconduce a libertà l’uomo che la accoglie.

Maria e Giuseppe, liberi per eccellenza e obbedienti sino in fondo, ci rappresentano la Chiesa quotidianamente in viaggio: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele». Ecco come questo Bambino va amato e circondato di attenzione, ecco quanto è prezioso agli occhi di tutta l’umanità per la libertà di ognuno: a lui la Chiesa si affida e molti, in essa, sanno soffrire e morire. Non è solo storia di un passato che non torna più. È realtà d’oggi.

DUE IMPERATIVI.

Mi soffermo sui due imperativi cui Giuseppe obbedisce insegnando alla Chiesa i primi passi al seguito del Signore: «Alzati e va’». Ripercorro le Scritture e ricordo Giona, immagine di una Chiesa che nei suoi membri e lungo i secoli ha preso a volte le strade sbagliate della disobbedienza, o malvolentieri si è messa in cammino perché si sentiva più giudice della storia che non strumento della misericordia infinita di Dio. Così, come Giona, si va «lontano dal Signore».

Ricordo anche Elia cui l’angelo del Signore disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve… E con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb (1Re 1,5ss).

Elia è un’immagine della Chiesa che non in sé stessa, ma nel dono di Dio, nell’Eucaristia, trova la forza per il proprio lungo camminare dietro a Gesù. È la santa famiglia dei figli di Dio che, con Maria e Giuseppe, custodiscono il Signore che amano e sono da lui guidati alla casa del Padre di tutti.


25 dicembre 2013

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