Se a darci una lezione d'amore sono due barboni

Antonio Moresco

C'era un volta un barbone. Viveva in un angolino di una città che somiglia a Milano, ma che potrebbe essere qualsiasi altra città. Non sappiamo molto di lui: col procedere del racconto, però, capiamo che è tale per una sua decisione, per un grande rifiuto alla società e alle sue regole. Una delusione d'amore? La volontà di non sottostare più alle logiche ingiuste dell'economia? Chissà...

Un giorno succede l'imprevedibile: una ragazza, peraltro molto bella, anzi "meravigliosa", che varie volte gli era passata davanti e l'aveva osservato, lo prende sottobraccio, lo porta nel suo appartamento, lo lava, lo ama... I due diventano praticamente marito e moglie. "Ti ho riconosciuto", sussurra la ragazza.

Troppo bello per essere vero? Sì. Infatti la meravigliosa ragazza lo lascia: poche parole fanno intendere che sul misterioso sentimento che l'aveva indotta a riconoscere nel barbone un uomo degno del suo amore prevale l'attrazione per una vita agiata, mondana, di soddisfazioni materiali.

Il barbone torna nel suo angolino, finché morte non lo coglie. Intanto la ragazza compie il suo percorso esistenziale: un giorno capisce di aver sbagliato, di aver tradito, forse, la parte più autentica di sé stessa. Si fa anche lei barbona. Finché un giorno, nella Città dei morti, ritrova il suo amore. E i due, questa volta, non si lasceranno più...

Fiaba d'amore (Mondadori) è il titolo dell'ultimo racconto o romanzo breve di Antonio Moresco. Nell'attesa che lo scrittore porti a compimento l'opera della sua vita, la trilogia Gli increati, gustiamoci questa favola. Una parabola realistica nei dettagli, ma nello stesso tempo poetica, che evoca la forza e la fragilità del sentimento più grande. E che insegna, attraverso la storia di questi due teneri barboni, che l'amore si fonda su un riconoscimento che trascende le apparenze...