Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 12 ottobre 2024
 

Se Al Qaeda entra in Giordania

Un soldato giordano al posto di confine di Karameh (Reuters).
Un soldato giordano al posto di confine di Karameh (Reuters).

Sono passato diverse volte, negli anni seguiti alla spedizione anglo-americana contro Saddam Hussein nel 2003, per il valico di Karameh, posto di confine tra Giordania e Irak. "Valico" e "posto di confine" sono parole forti, un po' retoriche, per quello che è, in realtà, null'altro che un punto sulla carta geografica deciso a suo tempo dalle potenze coloniali.

Sul lato giordano, un paesaggio lunare punteggiato da rocce nere. Su quello iracheno, un mare di sabbia. In mezzo, una sbarra e un gruppetto di edifici simili a baracche. Tutto qua. Ora i giornali già parlano del rischio sconfinamento, immaginando che i miliziani filo-Al Qaeda dell'Isil (Esercito islamico dell'Irak e del Levante) possano attraversare quella sbarra e riversarsi in Giordania. Ma questa è una cosa che, a meno di follie da parte dei guerriglieri, non avverrà mai.

Per l'Isil sono molto più importanti i due valichi occupati al confine con la Siria: significano vie di rifornimento e, nel caso, di fuga. Avventurarsi in Giordania sarebbe per loro, appunto, da pazzi, per diverse ragioni: si allontanerebbero dalle loro retrovie; si imbarcherebbero in un'impresa militare superiore alle loro forze; attirerebbero su di sé la reazione degli Usa, presenti in forze in Giordania e per nulla disposti a rischiare un alleato decisivo in Medio Oriente.

Quello che invece può succedere, nonostante che la Cia e i servizi segreti giordani collaborino in modo molto vigile, è che l'Isil cerchi di diffondere il contagio islamista in Giordania non con un attacco militare diretto ma piuttosto come un virus maligno, contando in questo caso su fattori invece favorevoli. 

Il primo è che il confine tra Irak e Giordania è facilmente penetrabile: intorno a Karameh decine di piste nel deserto consentono a individui e piccoli gruppi (agitatori? terroristi?) di passare sena troppi problemi da un Paese all'altro. In Giordania, inoltre, vive più d un milione di iracheni, resi esuli dalla guerra contro Saddam e dalle successive violenze: facile quindi trovare appoggi nella diaspora irachena, e nascondersi in essa.

Infine (ed è un dato sempre troppo sottovalutato), c'è il fatto che in questi decenni segnati da Al Qaeda e dall'islamismo, la Giordania ha sempre fornito in abbondanza quadri e militanti  ai gruppi dell'estremismo e del terrorismo. C'erano giordani tra gli attentatori dell'11 settembre, intorno a Osama Bin Laden, tra i capi della guerriglia in Cecenia. E anche oggi pare siano migliaia i cittadini giordani che imbracciano le armi nelle file dell'Isil. 


 

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

27 giugno 2014

 
Pubblicità
Edicola San Paolo