Può capitare a tutti di perdere le staffe e mettersi ad inveire. Del resto per i cristiani l'ira, spesso espressione di un disagio interno, è un peccato capitale. Meno perdonabile è assistere a una sfuriata da parte di un amministratore della cosa pubblica, a un politico di alto rango. Tanto meno se a comportarsi come un camallo (con rispetto verso i camalli) è un senatore della Repubblica. L'esempio, si è sempre detto, deve partire dall'alto. Ecco perché lo spettacolo indecoroso dell'ex governatore lombardo Roberto Formigoni che inveisce al check in di un aeroporto, sparando una raffica di parolacce ad alta voce, spaccando il telefono e gettandolo per terra, incurante di chi gli sta intorno, come se si trovasse in casa sua e non in un luogo pubblico, è francamente inaccettabile.
Tutto questo è sintomatico dello squallore e dell'arroganza in cui è caduta l'attuale casta politica al potere. Nel filmato che lo inchioda, ripreso da un cittadino che ha assistito alla scena per caso, poi postata su Facebook ( lo alleghiamo qui sotto) emerge tutta la noncuranza del senatore Formigoni per chi gli sta intorno: come se si fosse pervasi da un senso di intoccabilità, senza contatti col mondo esterno, al pari di un aristocratico inglese in un dominio coloniale dell'800. Immaginatevi cosa sarebbe successo in quell'aeroporto se protagonista di quella sfuriata fosse stato un semplice cittadino. Come minimo sarebe finito nell'ufficio di polizia dell'aeroporto a dare spiegazioni. E invece il Celeste (è il soprannome del nostro, ironia della sorte) se ne va in preda ai suoi fumi di rabbia, indisturbato, impunito e incurante di tutto, come uno sprezzante vicerè.
Ps: spero che la società che gestisce l'aeroporto abbia il buon gusto di addebitare al senatore Formigoni il costo del telefono (a maggior ragione se pagato coi soldi dei contribuenti) che ha spaccato in preda all'ira.