Caro don Antonio, ancora una volta
leggiamo di quei “lupi” famelici che
su Internet e sui social network distruggono
la vita di tanti giovani.
Elementi che vivono in branco, anche
quando frequentano il mondo
digitale. Sono soggetti di una cattiveria senza
limiti, abituati a scherzi di pessimo gusto,
che portano a una vera esaltazione della gogna
mediatica, che mira a colpire quelli dei
nostri ragazzi che si ritrovano a essere più
soli, più fragili e indifesi.
Sono, probabilmente, queste le ragioni
che hanno spinto Andrea Natali di Borgo
d’Ale, in provincia di Vercelli, a togliersi la
vita, a soli ventisei anni. La famiglia distrutta
dal dolore e dalla rabbia chiede giustizia, e la
Procura ha aperto un fascicolo, senza indagati
e senza ipotesi di reato, affidato al sostituto
procuratore.
Un nuovo fascicolo si aggiunge a quelli aperti in tante altre simili occasioni. Storie che magari non sempre si sono concluse in modo drammatico con la morte, ma di sicuro hanno devastato molte giovani esistenze, cadute nelle grine di gente senza scrupoli, falsi amici, bulletti del computer. Andrea era diventato vittima di un cyberbullismo che lo perseguitava, continuato in un’escalation che l’aveva prima costretto a rinchiudersi in sé stesso e poi spinto in una profonda depressione. Da più di un anno usciva di casa solo se accompagnato. Pur avendo denunciato la “persecuzione”, e pur non essendo giovanissimo, non è tuttavia riuscito a vincere una profonda solitudine e il senso di abbandono da parte di tutti. Avevano approttato di lui: lo chiudevano nei bidoni dell’immondizia, gli inlavano sacchetti in testa. Poi lo umiliavano, no a togliergli la dignità, scattando foto che nivano in Rete. Così, quei “lupi” che circolano su Internet hanno colpito ancora una volta.
UN LETTORE
L'avvento dei nuovi media, o meglio
dei media digitali, e soprattutto l’uso
che ne fanno i giovani, hanno profondamente
cambiato il mondo della
comunicazione. Non vanno assolutamente
demonizzati, attribuendo loro
chissà quali nefaste conseguenze. Sono straordinari
strumenti che permettono di collegarsi e intessere
relazioni con chiunque, a ogni latitudine
della terra.
Ma va promossa anche una seria riflessione, a livello familiare e in ambito scolastico
ed educativo, sull’uso che ne fanno i nostri ragazzi.
Al di là dei rischi che essi corrono quando in
rete si collegano con interlocutori sconosciuti,
“falsi amici” o “cattivi maestri” che diffondono
ideologie a base di odio e intolleranze varie,
Internet è diventato lo “sfogatoio” delle peggiori
pulsioni da parte di persone frustrate o violente.
Ci si imbatte sovente in aggressioni, insulti, molestie,
insolenze e volgarità, che hanno costretto
tantissimi utenti a fuggire dai tweet e dai social
network per salvaguardare la propria tranquillità
e continuare a vivere sereni.
A scatenare i peggiori istinti spesso è l’anonimato
degli utenti, che non subisce alcuna
sanzione.
A suo tempo, aveva fatto scalpore la decisione di Enrico Mentana di abbandonare Twitter, dopo una serie di insulti, nonostante avesse un alto numero di seguaci, cioè di “follower” per usare il termine tecnico. «Twitter», scrisse, «rischia di essere schiacciato da una minoranza rumorosa, impegnata nella diffusione di una regressiva volgarità e nelle scorribande alla ricerca del bersaglio di turno da demolire, per mero s
zio. Non è vivibile una comunità in cui i sentimenti prevalenti sono quelli di ostilità. Nessuno o quasi di coloro che rendono irrespirabile tanta parte di Twitter ha un nome e un cognome. Il loro unico “coraggio” sta nella violenza delle parole, la loro viltà nello pseudonimo col quale fi
rmano le loro ribalderie».
L’uso disinvolto e irresponsabile che si fa della Rete, senza regole interiori ed esteriori, è una bomba a orologeria pronta a esplodere in qualsiasi momento. Un fenomeno da non trascurare, perché sta diventando inquietante dal punto di vista sociale, è l’esplosione del cyberbullismo. I cyberbulli prendono di mira la vittima di turno, pubblicando immagini, filmati e commenti che ne danneggiano pesantemente la reputazione. Se ne servono gli adulti per loschi affari, ma anche i ragazzi per “torturare” i loro coetanei, spingendoli spesso a gesti estremi, come purtroppo ci racconta la cronaca. Non è facile parlarne in famiglia, ma è un tema che non si può eludere, perché i genitori devono capire come i fi
gli usano i nuovi media. Non possono far
nta di nulla o sbrigarsela con una serie di proibizioni e restrizioni. L’educazione alla responsabilità è il miglior moderatore della Rete. E questa responsabilità la si impara assieme in famiglia e a scuola.