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mercoledì 23 aprile 2025
 

«Se l'elemosina "va in inflazione" come faccio a dare tutto a tutti?»

I miei genitori, quando ero piccolo, quando vedevano un questuante mi davano una moneta da dargli in elemosina. Per abituarmi ad aiutare il prossimo. Oggi, però, i tempi sono cambiati. Se date 50 centesimi a un povero, vi risponde: «E che ci faccio io? Un caffè costa un euro!». Se gli date un euro, ve ne chiede cinque, perché così lo aiutate a comprare qualcosina per la famiglia. Se glieli date, vi dice: «Perché non mi accompagni al negozio qui in fondo? Così faccio un po’ di spesa». Una volta una rom a cui do di solito qualcosa voleva 50 euro per aiutarla a pagare l’affitto. Mentre discutevo con lei, si avvicina un signore che mi fa bruscamente: «Che le stai dicendo?». Sosteneva che io stessi facendo mercimonio. E ci sono tante altre storie. Non ultima mia cugina, che è stata abbandonata dal marito con due figli e alla quale stiamo dando soldi, non pochi, il fratello, un cugino e io. Ho l’impressione che sia facile dire «aiutate i poveri» quando si cammina in auto con scorta della polizia. Ma noi persone semplici come ce la possiamo cavare? Però il mio dolore, forse, non è per quel poco che do. Ma per il molto che mi viene chiesto e io non riesco a dare. Dovrei forse donare tutte le mie ricchezze e divenire povero sperando nell’aiuto del prossimo? Sinceramente non me la sento. La mia fede vacilla. Dò semplicemente il di più, e non senza sacrificio, anche pentendomi di averlo dato.

LETTERA FIRMATA

Dalle tue parole vedo che sei una persona buona e generosa. Quello che dai ai poveri, e con sacrificio, il Signore non lo dimentica. Non te ne devi pentire. Quindi stai sereno e non angustiarti. Certo, la domanda di fondo resta: noi persone semplici come ce la possiamo cavare? Da una parte l’elemosina, anche solo il dono di una moneta, è un valore evangelico; ma d’altra parte non dobbiamo rischiare di alimentare la pigrizia, il disimpegno o la finzione che approfitta della generosità altrui (per non parlare delle organizzazioni che fanno dell’accattonaggio una fonte di guadagno). Anche dare una moneta a chi tende la mano può essere un modo di lavarsi la coscienza o di liberarsi di uno scocciatore. Che cosa fare, allora? Nessuno ci vieta di dare un piccolo aiuto con generosità, anzi. Tuttavia non dobbiamo farci ricattare da chi cerca di estorcerci qualcosa. Si tratta invece di aiutare chi ha veramente bisogno, condividendo quello che abbiamo. Per questo possiamo affidarci alle associazioni che si occupano dei poveri, come la Caritas, a partire dalle nostre parrocchie. Da parte nostra possiamo dare un contributo economico, ma anche mettere a disposizione un po’ del nostro tempo.


04 gennaio 2018

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