di MIMMO ARMIENTO, psicologo e psicoterapeuta
«Il virus della guerra proviene dall’interno del cuore umano», ci ricorda papa Francesco esortandoci a parlare secondo verità, volendo bene all’altro, per promuovere una cultura di pace. Questo vale sempre, innanzitutto con le persone che “abbiamo più a cuore”. Alle quali spesso non doniamo il meglio. Se il nostro cuore è contagiato dal “virus della guerra”, allora non basta “parlare dal cuore” occorre verificare con la nostra ragione se quello che stiamo per dire “fa bene a chi ho a cuore” e se “fa bene anche a me”.
Comunicare bene non è esprimere efficacemente le nostre ragioni o le nostre emozioni, ma è innanzitutto comunicare “il” bene: cioè noi stessi “nel” Bene! Una comunicazione buona allora è una comunicazione del Bene! E il primo a cui comunicare il Bene è a sé stessi. La comunicazione buona inizia dentro di sé, con la benevolenza, la gentilezza, anche già nel parlare a sé stessi. La psicosi bellica si annida nei nostri cuori e può deflagrare se non si alimentano pensieri e parole di pace, di rispetto di sé e di reciproca accoglienza.
Il Papa ci ricorda che «l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno». Allora comunicare bene è comunicare il bene. Quello che innaffi cresce. Innaffia il positivo. Sottolinea le cose buone che l’altro fa, quando le fa. È così che lo fai sentire capace di bene e gli fai venir voglia di farlo!
Fai sentire buono l’altro. Amare non è sentirti buono tu verso l’altro, ma far sentire buono anche lui. Comunica con tono di voce caldo, quando puoi usa gesti di vicinanza fisica. Chiedi per primo scusa, se vuoi ricevere scuse: si comunica per contagio. Contagia il bene che vuoi ricevere! Quando incalza la tensione chiama un time out. Quando il semaforo della tensione arriva a giallo bisogna allontanarsi, perché in zona rossa anche le persone più pacifiche possono diventare violente, fuori controllo. Non cercare di essere coerente con quello che hai sempre fatto: sii coerente con la realtà ora, con (tutto) il bene possibile per te ora!
Queste regole della comunicazione interpersonale sono alla base di ogni forma di comunicazione e diventano urgenti nel «nostro tempo, così propenso all’indifferenza e all’indignazione, a volte anche sulla base della disinformazione, che falsifica e strumentalizza la verità». La comunicazione buona è quella che partendo da un sorriso dentro di te, che ti invita a essere una persona migliore (alleandoti con quel sorriso che ti responsabilizza al Bene), contagia chi hai accanto, invitando anche lui o lei – senza troppi discorsi, senza dito puntato – a essere una persona migliore.
Papa Francesco lo ribadisce: «nella convivenza civica la gentilezza non è solo questione di “galateo”, ma un vero e proprio antidoto alla crudeltà, che purtroppo può avvelenare i cuori e intossicare le relazioni». L’amore fa venire voglia di essere persone migliori. Altrimenti è solo violenza camuffata da buonismo.
- Articolo tratto da PAGINE APERTE, speciale Settimana della Comunicazione
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