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sabato 17 maggio 2025
 

Il multitasking e l'arte della disconnessione

di ELIANA LIOTTA, direttrice di BenEssere

Il modo migliore di convivere con l’Intelligenza Artificiale è imparare a staccarsene. Per BenEssere ho intervistato il neurologo Maurizio Corbetta, lo scienziato italiano più citato al mondo negli studi accademici.

Gli ho chiesto che cosa potessimo fare per salvaguardare la nostra “intelligenza naturale” e mi ha dato due indicazioni: non guardare smartphone e computer per quattro ore al giorno, starsene da soli a pensare cinque minuti la mattina e cinque la sera. Non sempre ce ne rendiamo conto in quest’epoca trafelata e digitalizzata, ma è diventato difficile disconnettersi e stare quieti.

In un ateneo americano, la Lawrence University, nel Wisconsin, il corso più popolare degli ultimi anni s’intitola Doing nothing e insegna agli studenti l’arte di non fare niente. A lezione i docenti spiegano anche come allontanarsi dalla dissipazione dei minuti in frammenti di conversazioni e di video inconcludenti davanti a Instagram e TikTok.

Mi viene in mente Seneca, le sue Lettere a Lucilio: «Alcune ore ci vengono sottratte da vane occupazioni, altre ci scappano quasi di mano, ma la perdita per noi più vergognosa è quella che avviene per nostra negligenza. Tutto dipende dagli altri, solo il tempo è nostro».

L’argomento mi è particolarmente caro perché ho appena scritto un saggio, La vita non è una corsa (La Nave di Teseo), in cui ho individuato insieme all’Università e all’Ospedale San Raffaele di Milano un percorso con quattro tipi di pause per rigenerarsi e guadagnare salute. Tra le soste possibili c’è il monotasking, concentrarsi su un’attività per volta, il contrario dei ritmi a cui ci hanno abituati i dispositivi elettronici. Corriamo dietro all’illusione che l’abilità di fare più cose in contemporanea renda le giornate efficienti, l’agire pragmatico. Mandare una mail, controllare Twitter e scorrere le news mentre si partecipa a una riunione di lavoro o a una cena con gli amici. C’è un equivoco, però: il nostro cervello non sa fare il multitasking.

Quando saltiamo da un’occupazione all’altra, si spegne un circuito di neuroni e se ne accende un altro, come le lucine a intermittenza degli alberi di Natale. Non si illumina tutto insieme. Se interrompiamo la visione di un film in tv per il messaggio su WhatsApp, stiamo svolgendo un cambio di attività: task-switching. E questo ha un costo energetico, perché ogni passaggio da un gruppo neurale all’altro somiglia al motore di un’auto che si è fermato e deve riavviarsi.

In un lavoro congiunto, ricercatori americani della Stanford University e inglesi della University of London hanno confermato quanto era già emerso: il multitasking, o meglio il task-switching, decelera le operazioni della mente. Ogni decentramento dell’attenzione affatica, rovina la produttività e porta a commettere errori.

È solo un esempio di quanto l’Intelligenza Artificiale stia già influenzando i nostri comportamenti, ma conduce a una deduzione semplice: noi non siamo macchine e le macchine non pensano in modo umano, perciò sarebbe meglio che ogni tanto le strade si separassero.

- Articolo tratto da PAGINE APERTE, speciale Settimana della Comunicazione

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11 maggio 2024

 
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