Onestamente non
ne posso più di sentire
persone che affermano
d’essere credenti ma non
praticanti. È, forse, una
moda? Gente comune,
artisti, esponenti politici
sono tutti concordi
nel dire: «Credo in Dio,
ma non pratico la religione». Bene direi, anzi
no male! Mi chiedo:
ma come, sei credente e
non partecipi alla Santa
Messa, dove Dio si rende
presente nell’Eucaristia?
È un po’ come dire: mi
sento cittadino italiano,
però evito di pagare
le tasse. Poveri noi! Che
considerazione potrà
avere di noi chi professa
un’altra religione? Tanta
supercialità non giova
al popolo cattolico. È più
onesto un ateo, perlomeno
non fa il doppio gioco.
PAOLO - Lodi
Se la fede non si traduce
in un’esperienza di vita
per aver incontrato non
una dottrina ma una persona,
cioè Gesù, tutto resta
in superficie. E va a far parte
di quel corredo esistenziale
fatto di abitudini e
tradizioni, privo di radici
e convinzioni. Rischio che
corre anche chi dice d’essere
credente e si professa praticante,
quando trasforma la
religione in una consuetudine.
Si va, allora, a Messa
o ci si sposa in chiesa perché
così fan tutti. Il vero
cristiano testimonia con la
vita la propria fede.