Lo sconfitto dall’operazione Imu è lui, l’ex Super Mario, il senatore a vita di Napolitano, l’Achab che ha saputo domare la balena bianca dello spread. L’Imposta municipale unica era una delle medicine necessarie che Mario Monti aveva prescritto agli italiani. Se qualcuno sollevava dubbi veniva guardato dal professore come un entomologo osserva l’esoscheletro di un imenottero. Alla fine, con malcelata riluttanza, pescando tra confindustriali e cattolici presi a spizzichi e Bocconi (nel senso dell’università) aveva persino fondato un partito, sicuro di rubare il Pdl a Berlusconi. Nella conferenza stampa di fine anno del 2012 aveva ammonito come il primario dopo la terapia: “Chi provasse a cancellare l’Imu se la ritroverebbe a fine anno raddoppiata”. Poi, dopo la discesa in campo (e dopo qualche sondaggio), propose anche lui l’abolizione o quanto meno la riduzione dell’odiata tassa, suscitando il pubblico sarcasmo di quella vecchia volpe del Cavaliere. Oggi, dopo che il premier Letta si è sbarazzato dell’Imu e dei ricatti di Brunetta e dopo che Alfano ha dichiarato “missione compiuta” come Bush sul ponte della Lincoln, non gli resta che il mugugno e la parte della cassandra. Pare che abbia pensato addirittura di dimettersi e di lasciare la maggioranza. Il cerino dell’Imu è rimasto a lui e si è scottato le dita. E pensare che senza Mario Monti a quest’ora saremmo nell’Argentina degli anni ’90 o nella Grecia di oggi, con i “cazerolazos”, la Rai fallita, i pensionati sulla strada e gli insegnanti e i poliziotti senza stipendio.Sic transit gloria Monti.