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martedì 25 marzo 2025
 
Le regole del gioco Aggiornamenti rss Elisa Chiari
Giornalista

Silenzi sospetti

In un Paese, il nostro, - in cui l’arresto dell’ex capo della squadra mobile di Vibo Valentia e del suo vice, accusati di inabissare inchieste per non disturbare la ‘ndrangheta, e la custodia ai domiciliari dell’ex capo dei vigili urbani di Roma,  sospettato di aver favorito indebitamente una ditta in un appalto, sono cronaca ordinaria di un giorno qualunque - fa specie non vedere la lotta alla corruzione al centro del dibattito. Non solo priorità del freschissimo Governo, ma della classe politica tutta.  

E, invece, non se ne parla o se ne parla sulle uova, quasi che il solo parlarne potesse terremotare equilibri, spostare consensi, alimentare dissensi, irritare alleati nelle larghe intese.  
Che dobbiamo pensare? Che ci sia un segmento della nostra classe dirigente - sufficiente a spostare equilibri significativi - cui la corruzione piace facile? Pronto a impallinare qualunque Governo manifesti anche solo l’intenzione di combatterla con serietà?  

Siamo sicuri che il fatto che la lotta alla corruzione a casa nostra divida anziché unire sia un segnale all’altezza di un Paese europeo, democratico, civile?  

Ps. Nemmeno chi rifiuta ogni dialogo può sentirsi immacolato, lascia il sospetto di tifare per lo sfascio mentre il Paese brucia, sperando di raccogliere alla fine voti sulle macerie.


26 febbraio 2014

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