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giovedì 15 maggio 2025
 

Siria, la lezione di Kanaye

Siamo a Natale e i circa 2.500 abitanti del villaggio cristiano di Kanaye, sul fume Oronte, non possono. Non possono pregare, prepararsi, festeggiare, andare in chiesa, fare insomma le cose che tutti i cristiani del mondo fanno in questo periodo. E non perché c'è la guerra, che già di per sé ha precipitato la Siria in un incubo senza fine di morti (oltre 120 mila), feriti, profughi, rifugiati e armi anche chimiche.

Non possono perché qualche settimana fa il loro villaggio è stato occupato dei miliziani di Al Nusra, una delle formazioni che combattono Assad tra le più vicine e fedeli al credo di Al Qaeda. Succede a loro ciò che è successo quasi un anno fa ai siriani di Ghassaniyeh, altro villaggio cristiano occupati dai qaedisti. A questi fu imposto di lasciare il villaggio, in modo che i miliziani potessero non solo occuparlo ma anche impadronirsi dei beni degli abitanti. A Kanaye è stata finora imposta una soluzione forse peggiore: restare ma convertirsi all'islam.

L'occupazione di Kanaye, per un perverso senso dell'ironia della storia, è arrivata più o meno nelle stesse ore in cui gli Usa hanno deciso di non fornire più armi alle forze dell'opposizione anti-Assad, ormai pesantemente condizionate dalle formazioni dell'estremismo islamico. Una decisione ipocrita, per almeno due ragioni: perché tardiva, visto che da molti mesi, se non già da anni, tale pericolo era sotto gli occhi di tutti. E perché in ogni caso a fornire armi ai quaedisti attivi in Siria sono Paese strettamente alleati degli Usa come Qatar e Arabia Saudita.

Da questo punto di vista è lecito dire che tutta la polemica sulle armi chimiche di Assad è stata, alla fin fine, una cortina di fumo. Le armi chimiche sono responsabili, in Siria, di 1.500 morti: ne hanno fatti di più le autobombe piazzate nelle città. E in ogni caso, chi ha ucciso gli altri 115 mila siriani caduti in questi anni? Armi normalissime, che per molto tempo sono state distribuite con larghezza e senza badare troppo in quali mani finivano.

Come abbiamo sempre detto e scritto, se pacificatore e democratizzatore doveva essere, l'intervento occidentale doveva essere immediato (nei primi mesi della repressione) e deciso. Gli Usa e gli altri non se la sono sentita, e dopo l'Iraq e l'Afghanistan è pure comprensibile. Ma ciò che hanno fatto dopo, è ora di dirlo, non ha fatto che peggiorare le cose.

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

22 dicembre 2013

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