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martedì 25 marzo 2025
 

Smartphone ai figli: ma ce le cerchiamo proprio!

Un fermo immagine tratto dal filmato pubblicato sul sito olandese di 'Terre des Hommes' che mostra la nascita di 'Sweetie', un modello computerizzato studiato per far apparire come reale la bambina di fronte alla webcam. Una trappola per i "predatori" pedofili. Ci hanno provato in 20.000 in neppure tre mesi.
Un fermo immagine tratto dal filmato pubblicato sul sito olandese di 'Terre des Hommes' che mostra la nascita di 'Sweetie', un modello computerizzato studiato per far apparire come reale la bambina di fronte alla webcam. Una trappola per i "predatori" pedofili. Ci hanno provato in 20.000 in neppure tre mesi.

La storia di "Sweetie", la bambina virtuale presa d'assalto sul web da migliaia di pedofili, sbalordisce inannzitutto per la velocità con cui i nuovi "orchi" della Rete hanno contattato il profilo digitale di una ragazzina di 10 anni, creato dall'Associazione Terre des Hommes allo scopo di denunciare i reati sessuali sui minori: 20.000 persone, cioè 20.000 pedofili, erano pronti a sborsare quattrini per fare sesso con lei davanti alla webcam. Avete letto bene: 20.000 pedofili hanno tentato di agganciare "Sweetie" in neppure tre mesi: credevano fosse disponibile in carne e ossa.

Dunque, questa è la prima cosa che grida vendetta.

Ma ce n'è un'altra, collegata a questa, che purtroppo è ampiamente sottovalutata dalle famiglie: se 20.000 pedofili si precipitano su una bambina virtuale, significa che trovano, in tutto il mondo - perché questi "orchi" si tengono collegati tra loro - migliaia di VERI profili di bambini e bambine, le cui foto sono VERE e non VIRTUALI.

E chi mette queste foto VERE sui social? I bambini stessi o addirittura noi genitori, che anche piccolissimi, anche neonati, li sbattiamo sulla piazza virtuale di Facebook o Google+ (solo due esempi) per gratificare noi stessi, perché ormai la parola d'ordine è condividere, condividere, condividere.

E così, condividendo decine di migliaia di minori che non possono neppure alzare la mano e rifiutare, i nostri figli seguono il nostro esempio e finiscono  a loro volta con migliaia di foto e video dritti filati sugli schermi dei pedofili, che via Facebook, Twitter, Whatsapp e compagnia bella hanno buon gioco di provare a contattarli personalmente. Ed riuscirci è un gioco da "ragazzi".

Dunque, il caso di "Sweetie" ci permette di rilanciare qui l'appello che il presidente del Garante dei dati personali, Antonello Soro, lancia attraverso Famiglia Cristiana. I destinatari siamo noi: genitori, fratelli, parenti, amici di famiglia. I figli vanno aiutati a capire come usare con intelligenza gli smartphone e i tablet. E anche a come non usarli.


DICHIARAZIONE DI ANTONELLO SORO, PRESIDENTE GARANTE PRIVACY, A FAMIGLIA CRISTIANA

«Attenzione ai rischi che corrono ragazzi e bambini lasciati soli sul web o con in mano uno smartphone. Sono i genitori, per primi, ad essere chiamati a vigilare sull'uso dei nuovi strumenti di comunicazione da parte dei figli, sulla loro navigazione in rete, sulle informazioni e le foto che"postano" sui social network. Nei ragazzi deve crescere la consapevolezza degli effetti reali che producono le loro azioni on line. È quindi necessario che famiglie e scuola promuovano al più presto una vera propria “educazione digitale”. Abbiamo già visto troppe vittime e troppi cyberbulli».


06 novembre 2013

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