Chiamati a essere santi come Dio è santo
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati». Matteo 5,1-4
Nel mezzo dell’autunno, quando le giornate si accorciano e il clima si fa più rigido, le antiche civiltà pagane svolgevano riti in onore delle potenze notturne, invernali e infere; nello stesso periodo la Chiesa, Madre e Maestra, ci invita alla celebrazione della nostra eredità beata: noi non siamo fatti per le tenebre, la morte e l’annichilimento, ma per la Luce, per la Vita che non finisce! Dio vuole che «siamo santi come Egli è santo» (cfr. Levitico 19,2); è questo il senso della grande solennità di oggi e della commemorazione di domani: ogni creatura umana è chiamata a vivere per sempre con il Signore, nella «dolcezza senza fine della sua presenza» (cfr. Salmo 15). San Giovanni Apostolo, nella I Lettura (Apocalisse), descrive «una moltitudine immensa, che nessuno può contare, di ogni nazione, popolo e lingua»: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello». È la visione dell’eternità beata, spalancata da Cristo a tutti i popoli, di ogni tempo: passiamo sulla terra, qui incontriamo Gesù e riceviamo, nei sacramenti della Chiesa, la Vita che Lui è e dà: «con lui moriamo, con lui viviamo» (2Timoteo 2,11). Ancora san Giovanni, nella sua I lettera (II lettura), esulta e ammonisce: «Noi fin d’ora siamo figli di Dio; ciò che saremo non è stato ancora rivelato; sappiamo però che saremo simili a lui, perché lo vedremo così come Egli è». Saremo come Dio! Quello che Adam, in Eden, pensava di ottenere disobbedendo, a ciò indotto dal tentatore nemico della Vita (cfr. Genesi 3,5), è Dio che lo fa per noi nella redenzione operata attraverso la morte e Resurrezione di Cristo Gesù: «In lui siamo figli, dunque eredi» (cfr. Romani 8,17), e, «resi perfetti» (cfr. Ebrei 5,9), santificati dal Santo, possiamo «salire il suo monte con mani innocenti e cuore puro», e da Lui «ottenere benedizione», cioè Vita piena (Salmo 23, Responsorio).
La gioia grande della santità, la Vita abbondante che ci è data, è una realtà presente, non riguarda tempi e spazi inaccessibili, sfumati, lontani: essa si gusta qui, nella nostra quotidianità, che è beata perché redenta!
LA SOLA VERA GIOIA Gesù, nel Vangelo, descrive questa beatitudine con le parole potenti e profetiche del Discorso della Montagna, e mostra che nessuna condizione umana può togliere la gioia vera che viene dall’essere suoi amici, dallo stare con Lui, perseverando nel «cercare il suo Volto» (Salmo 23, Responsorio): siamo santi quando ci riconosciamo poveri di tutto, ma ricchi di Lui; nelle sofferenze subite per il Bene, la giustizia, la fede; nella mitezza di chi tutto lascia andare, sapendo di possedere tutto in Cristo; nella capacità di amare come Lui, con misericordia; quando conserviamo la purezza dello sguardo e del cuore, che ci fa essere come bambini e vedere il Signore presente nella nostra vita; nelle azioni generose che promuovono la pace, quella vera, semplice e grandiosa che si costruisce ogni giorno nei luoghi e con le persone della nostra quotidianità. Sembrerà un fallimento, al mondo, come è apparsa la croce di Gesù; ma è la vera santità, che comincia qui e si compie nell’eterno. La nostra vita è già piena, «nascosta con Cristo in Dio» (Colossesi 3,3). Buona festa!