Stavolta la parola Fifa significa, non solo in lingua italiana, “paura”, anche per chi comanda. Intendo dire paura di finire nel sacco, dopo anni di corruzione.
La retata ha originato, inizialmente, 7 arresti, per tangenti legate ai Mondiali in Russia e Qatar, con qualcosa come 47 capi di accusa, e loschi affari cominciati 24 anni fa. E’ stata necessaria l’FBI, o cioè l’intervento degli Stati Uniti, per dissipare dubbi, che tutti avevamo da anni.
Finché non arriva qualcuno, in grado di produrre prove, evitando quindi le querele e le minacce per chi sa, tenta di parlare o scrivere, ma rischia sulla sua pelle, non si muove mai una foglia. In Italia, è una vicenda che, in campo politico, abbiamo vissuto, ad esempio, con Tangentopoli, e nello sport con Calciopoli, arrivando fino al Calcioscommesse. In questi casi, da una parte, è giusto indignarsi, facendo, però, il verso a se stessi, mentre, dall’altra, è giusto rallegrarsi, perché può ancora succedere, anche in questo mondo così ingiusto, che qualcuno, dopo anni e anni, paghi.
Ma, alla fine, chi pagherà? I pesci piccoli o i pesci grossi? E qui, devo dire che l’allegria lascia spazio ad un malinconico pessimismo.