Avvenne circa un anno fa. Calderoli, alla
festa della Lega Nord di Treviglio, nel corso del
suo comizio disse testualmente: «Quando sulla
Rete vedo venir fuori la Kyenge io resto secco. Io
sono anche un amante degli animali, per amor
del cielo, però quando vedo uscire delle sembianze
da orango io resto sconvolto». La giunta
del Parlamento per le immunità si è pronunciata
contro l’autorizzazione a procedere nei confronti
di Calderoli, accusato di istigazione al razzismo
e diffamazione aggravata. Il voto è stato
trasversale e ora il partito di Renzi fa dietrofront
dichiarando che in aula voterà diversamente.
Eppure, un anno fa, la condanna sembrava inequivocabile
e unanime. Cos’è cambiato nel frattempo?
Forse che le opinioni possono mutare a
seconda del contesto? Un’intervista, un comunicato
stampa sono cose così diverse rispetto al
voto da esprimere nel nascondimento dei lavori
di commissione? È solo ipocrisia o anche calcolo
politico? In
ne, sento di condividere le perplessità
di chi ha scritto: «Se Kyenge fosse un uomo,
sarebbe così derisa? Se fosse un’ebrea, Calderoli
sarebbe condannato? Se fosse una nera americana,
la sentenza sarebbe diversa?».
T.D.
Mi sono ritrovato a presiedere un dibattito alla
Gregoriana di Roma, presente la Kyenge, subito dopo
quelle offensive parole di Calderoli. Come cittadino
ho fatto le mie scuse al ministro, vergognandomi
d’essere rappresentato in Parlamento da personaggi
squallidi e rozzi. Ma l’ipocrisia di chi tace o di chi
vuol mettere tutto a tacere, è altrettanto grave. Non
c’è ragione alcuna, accordo o convenienza politica,
che valga la dignità d’una persona. Purtroppo, sono
questi gli esempi che noi adulti diamo ai giovani!