L'asilo di Haifa che il Patriarcato latino sta ristrutturando.
Ieri, a Varallo, durante le celebrazioni per i 500 anni della splendida "Parete" dipinta da Gaudenzio Ferrari nella chiesa della Madonna delle Grazie, ho avuto il piacere di rivedere Sua Beatitudine monsignor Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme.
Durante l’incontro, monsignor Twal ha elencato cifre impressionanti: nelle 118 scuole gestite dal Patriarcato latino, studiano 75 mila ragazzi, cristiani e musulmani. Un dato straordinario se pensiamo che nei Territori palestinesi le famiglie cristiane sono circa 15 mila, con circa 50 mila persone. E che in Gerusalemme i cristiani sono solo 15 mila, mentre i musulmani sono quasi 300 mila e gli ebrei quasi 800 mila.
A questo bisogna poi aggiungere la più che notevole attività scolastica gestita dalla Custodia di Terra Santa. Insomma, nel campo dell’istruzione i cristiani, e i cattolici in particolare, sono una piccola minoranza che “pesa”, però, come una maggioranza. Non c’è da stupirsi, quindi, se
sul sito del Patriarcato latino sono numerosi gli annunci di opere condotte appunto nella scuole,
da Haifa alla Striscia di Gaza.
Questa attività benemerita e illuminata, però, contiene anche un triste paradosso. Come succede un po’ in tutto il Medio Oriente, la maggior preparazione scolastica (almeno rispetto alla media della popolazione)
si traduce per i cristiani in un sottile incentivo all’emigrazione. Con i loro titoli di studio i cristiani possono più facilmente immaginarsi un futuro anche all’estero. Un pensiero che diventa pressante appena il conflitto armato riesplode o le difficoltà economiche e sociali superano una certa soglia.