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mercoledì 23 aprile 2025
 

«La terza età è momento di bilanci: ho ricevuto più di quello che ho dato»

Caro don, vedovo da 8 anni, grazie a Dio il mese scorso ho compiuto 86 anni. Ho una sufficiente autonomia, una bella famiglia e una salute “in linea con l’età”. Sto meditando in questi giorni sul mio vissuto. Mi sento in ansia nel rapporto con Dio, in quanto ho l’impressione di aver ricevuto – e di ricevere ancora oggi –, molto più di quanto ho dato.

La mia infanzia, come per la maggior parte dei miei coetanei in campagna, non è stata felice ma serena, almeno fino a 8 anni, quando all’improvviso è mancato mio padre, invalido della guerra 1915-18. Lì è iniziato per me un bruttissimo periodo fatto di un orfanotrofio e di collegi vari in quanto mia madre, casalinga e con 3 figli, non poteva fare altrimenti. In quel periodo il mio rapporto con Dio è stato sofferto, imposto, ma… “spintaneamente” ho fatto la pratica religiosa dei nove venerdì consecutivi: confessione, comunione e Messa con la promessa che la Madonnina mi sarebbe stata vicino in punto di morte. Ora, con l’approssimarsi della fine della mia lunga vita, mi rendo conto di essere stato sempre fortemente protetto, specie nei frequenti periodi di gravi difficoltà che la vita inesorabilmente ci pone, mentre il rapporto con Dio, sempre altalenante, ha sfiorato il contrasto. Nell’attuale crisi di valori e del proliferare di strane ideologie, sarebbe il caso di riscoprire il valore delle pratiche religiose, della preghiera pensata e non solo recitata.

MARIO, SANGANO (TORINO)

Caro Mario, sto ospitando in queste settimane su queste pagine diverse lettere di persone non più giovani che, facendo il bilancio della propria vita, raccontano il proprio vissuto di fede legato alle proprie vicende personali.

La tua testimonianza mi dice a questo proposito quattro cose. La prima è che il proprio rapporto con Dio è tutt’altro che una romantica gita in carrozza, ma ha le stesse dinamiche delle relazioni umane, fatte di momenti forti e meno forti. La seconda è che la pratica cristiana, anche quando è stata imposta o come tale è stata vissuta, a suo tempo può dare nonostante questo i suoi buoni frutti. La terza è che esistono vari gradi di preghiera: quella che tu chiami “pensata” può tradursi in “critica”, cioè bisognosa di uscire dal recinto dell’infanzia (in cui restano molti fedeli) per approdare a una riflessione più matura sulla Parola di Dio, favorita da buone letture di spiritualità e teologia.

L’ultima, è che è umano e necessario nella vita guardare indietro e fare i propri bilanci. Magari, proprio come te, si scopre di essere stati sempre accompagnati da Dio. Ed è una consolazione non da poco.


10 ottobre 2024

 
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