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Todo Modo dentro il Pd

Enrico Letta e Matteo Renzi sono due politici di talento, simbolo di una generazione nuova. Ma non hanno certo cambiato stili e modi della Prima e della Seconda Repubblica. Il duello cui assiste un’Italia stremata, sempre più povera, con un tasso di disoccupazione ai massimi storici, non è meno feroce di quelli democristiani, socialisti, comunisti o postcomunisti dei D’Alema e dei Veltroni. Un duello che avrebbe ispirato lo Sciascia di “Todo Modo”. Letta e Renzi finiscono per trasformarsi in due risorse che si annullano in una spasmodica e crudele lotta per il potere. A farne le spese sono i provvedimenti urgenti che si dovrebbero adottare per tamponare la crisi che stiamo ancora vivendo. In una parola: gli italiani.
La direzione nazionale del Pd altro non è che il ring in cui si svolge il match tra Enrico il conservatore e Matteo il movimentista. Se il temporeggiatore Letta sperava di approdare con relativa facilità al semestre di presidenza europea, “pié veloce” Renzi sta conducendo fin dal 9 dicembre, il giorno dopo della sua elezione a segretario del partito, una tattica movimentista, ossessiva, quasi febbrile, lavorando di continuo ai fianchi un esecutivo stremato e incerto. Un duello molto pericoloso, non solo per la sopravvivenza politica di uno dei due contendenti ma per le sorti del partito stesso, perché gli elettori potrebbero andarsene disgustati dai giochi di potere, tutti interni al Pd, e andarsene verso altri lidi, verso l’antipolitica grillesca o verso un centrodestra ricompattato a causa della scommessa al buio dello stesso Renzi. Il sindaco fiorentino ha riportato al centro del gioco politico Berlusconi con l’accordo della riforma elettorale, producendo anche il ritorno del prodigo Casini tra le braccia paterne del Cavaliere. Messi insieme, i pezzi di un Centrodestra che sembrava destinato alla sconfitta, tra Forza Italia, alfaniani, schegge in avvicinamento di quello che fu il centro e nuova destra, rischiano di oltrepassare il 37 per cento e vincere le elezioni. Così che il Pd ancora una volta, a causa delle sue lacerazioni, rischia di maturare l’ennesima sconfitta politica.


13 febbraio 2014

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