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domenica 11 giugno 2023
 

Tunisia, dagli islamisti lezione di democrazia

La gioia delle sostenitrici di Nidaa Tounes in tunisia (Reuters).
La gioia delle sostenitrici di Nidaa Tounes in tunisia (Reuters).

In Tunisia, è cosa nota, si sono svolte le elezioni politiche. E le ha vinte il partito laico Nidaa Tounes (Appello per la Tunisia), che ha superato con buon distacco il partito islamico Ennhadha (Rinascita). Non si è dato, secondo me, sufficiente risalto a questo evento che potremmo con una certa tranquillità definire storico, soprattutto se si guarda alla realtà odierna del Medio Oriente.  Intanto, questa è la seconda tornata elettorale svoltasi in piena regolarità e democrazia a partire dal 2011, l’anno della Primavera che cacciò il satrapo e dittatore Ben Alì. Passare da un regime autoritario durato 23 anni a un avvicendamento in forma democratica è un successo enorme, infatti non ripetuto in Libia, Egitto, Bahrein o Yemen, per citare i Paesi della regione che hanno vissuto le loro Primavere.

E non è poca cosa nemmeno quanto riguarda lo specifico quadro politico tunisino. Ennahdha, il partito islamico, nel 2011 aveva ottenuto un mandato larghissimo (alle elezioni aveva ottenuto il 42% dei consensi) per gestire la transizione e poi anche l’Assemblea costituente che aveva tracciato, e infine fatto approvare nel gennaio di quest’anno, il testo della nuova Costituzione. Se avesse fatto come  i suoi "parenti" ideologici egiziani guidati dal presidente Morsi, Ennahdha avrebbe sfruttato quel successo per impadronirsi di tutte le leve del potere. Invece si è messo alla prova del voto e ha accettato la sconfitta, replicando una prova di grande maturità politica.

La prima prova in questo senso era arrivata proprio con il lavoro sulla nuova Costituzione che, caso unico nei Paesi islamici, non fa riferimento alla sha’ria né ai testi sacri dell’Islam come base per la legislazione civile. E nel tentativo di accreditarsi come partito politico moderno e non (solo) confessionale, Ennahdha ha di sicuro perso qualche punto percentuale di consenso rispetto al suo elettorato più trsdizionalista.

Ora la formazione del nuovo Governo della Tunisia tocca a Nidaa Tounes e al suo anziano leader, Beji Caid Essebsi, 88 anni, ex pezzo grosso dei Governi di Habib Bourguiba e dello stesso dittatore Ben Alì, che ha fondato il partito solo due anni fa, nel 2012. Un partito difficile da decifrare, visto che raduna personaggi laici e di sinistra ma anche vecchi rais del passato regime. Certo la crescita così rapida dimostra che gode di buoni mezzi, e infatti si dice che sia finanziato dall’Arabia Saudita, così come Ennahdha è sostenuto dal Qatar.

Essebsi non ha l’età per reggere gli impegni del governo e con ogni probabilità sarà candidato alla presidenza della Repubblica nelle elezioni di novembre. Dobbiamo quindi ancora scoprire chi sarà il vero “uomo forte” della prossima Tunisia. La prova del nove, comunque, verrà dal modo in cui saprà gestire la profondissima crisi economica. Ennahdha aveva deluso da questo punto di vista e la sconfitta elettorale arriva anche per questa ragione.

Comunque sia, la Tunisia ha dato una prova di democrazia che nel grande e sanguinoso caos del Medio Oriente brilla come una piccola stella polare.

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

30 ottobre 2014

 
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