Una manifestazione a Tunisi (Reuters).
Qualcuno, non si sa perché, si aspettava una passeggiata di salute, tutto e subito. E invece, com'era inevitabile, le "Primavere" del mondo arabo sono state soprattutto lacrime e sangue. Se le monarchie di Marocco e Giordania hanno avviato caute ma significative riforme, in Siria si è addirittura finiti nella più crudele delle guerre civili, in Egitto le pretese autocratiche dei Fratelli Musulmani hanno spianato la strada al ritorno dei militari, in Bahrein ha vinto la repressione. In Tunisia...
Della serie, la Tunisia costituisce forse il caso più clamoroso. Il partito islamista Ennahdha (Rinascita), che vinse largamente le elezioni del 2011 dopo la cacciata del dittatore Ben Alì, era quello più sospettato di intenzioni bellicose e , a dir poco, di totale ignoranza dell'arte del governo. La cosa strana è come i due elementi si siano mescolati: il Governo espresso da Ennahdha non ha certo dato straordinarie prove di sé, ma il movimento ha reagito tenendosi ben care le istituzioni democratiche.
E ora l'Assemblea nazionale tunisina, dove gli islamisti sono maggioranza, ha approvato una bozza di Costituzione che, sotto certi aspetti, è all'avanguardia assoluta nel mondo islamico. Intanto, pur dichiarando che l'islam è religione di Stato, l'Assemblea ha respinto tutti gli emendamenti che volevano fare dell'islam il fondamento della legislazione civile o introdurre la shari'a (legge islamica). Non solo: un articolo, il n.20, stabilisce che "Tutti i cittadini, uomini e donne, hanno gli stessi diritti e doveri. Sono uguali davanti alla legge senza discriminazione".
Certo, molti avrebbero voluto ancor di più, affermazioni ancora più nette a favore della parità di genere. Ma se teniamo conto del fatto che questo avviene in un Paese dove gli estremisti dell'islam, i salafiti, sono responsabili di una "caccia all'oppositore" che ha già fatto diverse vittime e promuovono una propaganda che denuncia in modo forsennato qualunque presunto "cedimento" rispetto al vero islam, allora ci rendiamo conto che non si tratta di poca roba.