Siamo nel mese di maggio,
tradizionalmente dedicato a
Maria. Partiremo, perciò, con
un testo che le mette in bocca
queste parole: «Ponete fine ai
lamenti! Io mi farò avvocata
presso mio Figlio… Non vi tormentate
più, eliminate ogni paura: andrò io, piena
di grazia, da lui a parlargli». Si rivolge
così Maria ad Adamo ed Eva nel secondo
degli “Inni sul Natale” del grande poeta
siro-bizantino Romano il Melode
(VI sec.). La madre di Cristo è raffigurata
come colei che intercede, l’“avvocata”
dell’umanità sofferente e peccatrice.
Spesso la tradizione ha delineato questo
profilo mariano modellandolo sulla
storia di un’eroina anticotestamentaria,
Ester, la cui vicenda è narrata dall’omonimo
libro biblico, a noi giunto in una
duplice resa, ebraica e, più ampia, greca.
Alle spalle di questa ragazza c’è una
parentela e, quindi, una famiglia anche
se colpita da lutti, ma soprattutto c’è
la famiglia di un popolo perseguitato,
l’ebraico, che vive all’estero. Ester sente
misericordia per la sua comunità oppressa
e cerca di sollecitare, anche nel
cuore freddo di un re ostile, il fremito
della compassione e della generosità.
Il libro di Ester ha come sfondo la
corte persiana del re Assuero, cioè Serse,
morto nel 465 a.C. Tuttavia l’opera fu
composta forse nel II sec. a.C. e riflette
un’epoca di persecuzioni sofferte dagli
Ebrei disseminati nella Diaspora. Il
nome Ester è curioso perché potrebbe
essere quello di Ishtar, la Venere orientale,
così come il co-protagonista Mardocheo,
suo zio, reca il nome del dio
babilonese Marduk. Il vocabolo Ester
potrebbe, però, derivare dal persiano
stareh, “stella”, termine che ha dato origine
al nostro “astro”. In realtà la giovane
si chiamava in origine Hadassa, nome
ebraico che significa “mirto”.
Orfana dei genitori, Ester-Hadassa
era stata adottata dallo zio Mardocheo.
Entrambi diverranno strumenti di
salvezza nei confronti del loro popolo
sottoposto al rischio dello sterminio a
causa delle macchinazioni ostili di un
ministro del re di Persia, Aman. L’editto
reale di sterminio degli Ebrei, da mettere
in esecuzione in una data determinata
con il ricorso alle “sorti” (purim),
è alla fine cancellato per intercessione
di Ester, la stupenda ebrea che Assuero
aveva posto al vertice del suo harem,
scalzandovi Vasti, la prima moglie. La finale del libro è dedicata al gioioso sbocco
a sorpresa della vicenda: la data delle
“sorti” – invece di essere un giorno tragico
per Israele – diventa l’occasione di
una festa, quella appunto di Purim, ancor
oggi celebrata in modo folcloristico
dagli ebrei e simile al nostro carnevale.
L’intercessione decisiva di Ester,
che fiorisce dall’amore misericordioso
per il suo popolo, è stata applicata liberamente
dal cristianesimo a Maria.
Questa donna ebrea è così cantata nel
libro a lei intitolato: «C’era una piccola
sorgente che si trasformava in fiume,
c’era una luce che spuntava, c’erano il
sole e l’acqua abbondante. Questo fiume
è Ester… Attraverso lei il Signore
ha salvato il suo popolo, ci ha liberato
da tutti questi mali e ha operato segni
e prodigi grandi quali mai erano avvenuti
tra le nazioni» (dal capitolo 10 del
testo greco di Ester).