Egregio Direttore, ho letto con grande interesse il libro di monsignor Giovanni Checchinato, già vescovo della diocesi di San Severo, dal titolo Omelia per gli invisibili. La storia di un vescovo dove cresce la quarta mafi a (Mondadori, 2022).
È il grido di speranza di un pastore che vive per la gente di Capitanata, oppressa e stanca per i continui soprusi, furti, angherie, racket delle estorsioni, morti ammazzati in una guerra senza pietà dove sono ormai troppi gli omicidi che da tempo insanguinano la sua generosa terra. Terra che soffre, ma che non deve lasciarsi vincere dalla rassegnazione di subire il “dolore della sconfi tta”.
San Severo è una città che ha trovato la forza di reagire e di combattere con coraggio, determinazione e grande voglia di riscatto, grazie anche alla tenacia di un giovane sindaco, Francesco Miglio, che non si è lasciato piegare dalle minacce e dall’onda del dolore, ma ha avuto la caparbietà di ribellarsi per salvaguardare il tessuto sano della sua città con scioperi della fame e manifestazioni di grande solidarietà, ricevendo la risposta dello Stato.
Monsignor Checchinato ricostruisce la sua storia di vescovo, giunto a San Severo il 6 maggio 2017, in un territorio dove domina la “quarta mafia”, ben sapendo che la diocesi che avrebbe guidato non era tra le più facili, perché popolata sì, in gran parte, da gente laboriosa, onesta e generosa, ma con il tessuto sociale delle periferie molto degradato e con un indice alto di sacche di micro e macrocriminalità. Il vescovo in questo libro vuole seminare fiducia per non lasciarsi vincere dalla rassegnazione.
MARIO BOCOLA
Caro Mario, l’azione decisa di monsignor Checchinato e del sindaco Miglio contro i braccianti invisibili della mafia del foggiano, assetata di potere e di sangue, è già stata raccontata più volte sulle nostre pagine, perché rappresenta un caso, per fortuna non raro, di collaborazione tra Stato e Chiesa nella lotta contro questo male diabolico.
Quanto il vescovo di San Severo (un anno fa nominato arcivescovo di Cosenza-Bisignano) fa, anche a livello di comunicazione, contribuisce a far conoscere la cosiddetta “quarta mafia”, molto pericolosa e poco nota, che non esita a sparare anche ai bambini, come accadde l’11 luglio 2021, quando è stato ferito un bimbo di sei anni nella sparatoria che ha visto l’uccisione del padre.
Una mafia che fa una sorta di “business di prossimità”, estorcendo denaro a piccoli negozianti e imprenditori locali, e tenendo nella paura e nell’ignoranza una popolazione intera. Non può che andare il nostro “grazie” a questa Chiesa coraggiosa che sa denunciare a voce alta ogni sopruso a costo della sua stessa incolumità.