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domenica 16 novembre 2025
 
Il blog di Gianfranco Ravasi Aggiornamenti rss Gianfranco Ravasi
Cardinale arcivescovo e biblista

Una vedova implacabile

«La misericordia è al di sopra del potere degli scettri. Essa ha il suo trono nel cuore dei re perché è un attributo di Dio stesso. Il potere terreno diventa simile a quello divino solo quando la misericordia tempera il giudizio». Questo auspicio del grande Shakespeare nel Mercante di Venezia (atto IV, scena I) è spesso frustrato nella storia. Come emerge in una parabola di Gesù conservata dal solo evangelista Luca (18,1- 8). Essa ci permette di continuare nelle nostre ri„flessioni, mostrando esempi in cui la famiglia sente la necessità che giustizia e misericordia si incontrino.
Di scena è un giudice corrotto, indifferente a Dio e al prossimo, che amministra il suo uf†ficio in modo arbitrario e altezzoso. Davanti a lui si presenta una vedova che aveva in corso un contenzioso forse con un vicino. La sua famiglia era, quindi, ridotta a lei sola perché l’unico difensore, il marito, era venuto a mancare. Nell’antico Vicino Oriente le donne non avevano i diritti civili e, una volta vedove, cadevano in balìa dei prepotenti, come ammoniva il profeta Isaia: «Guai a coloro che fanno decreti iniqui e scrivono in fretta sentenze oppressive, per negare la giustizia ai miseri, per frodare del diritto i poveri del mio popolo, per fare delle vedove la loro preda e per defraudare gli orfani» (10,1-2).
La vedova della parabola, però, con coraggio si presenta continuamente davanti a quel giudice esigendo che metta a ruolo la sua causa e lo fa con molta fermezza, non disdegnando di prendere di petto il magistrato inerte. Infatti costui teme persino che la donna passi a vie di fatto. Nell’originale greco la frase che egli pronuncia: «Le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi», letteralmente suona così: «...perché non venga alla †fine a spaccarmi la faccia (hypopiàze)» (v. 5). E alla †ne il giudice cede e risolve la causa.
L’evangelista Luca aggiunge un’applicazione con un’argomentazione a fortiori, ed è qui che entra in scena Dio e la sua giustizia misericordiosa. Se alla fi†ne anche quel giudice infame cede a un briciolo di umanità, quanto più «Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente!» (18,7-8). Il pensiero corre a un altro passo della Bibbia: «Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance? Il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?» (Siracide 35,18-19).
In fi†ligrana alla parabola c’è la storia di tante famiglie deboli, ignorate dalla politica, non di rado dotate di un timore che – a differenza della vedova della parabola – impedisce loro di adire le vie uf†ficiali o di chiedere soccorso. Il cristiano, che dev’essere misericordioso come il Padre celeste (vedi Luca 6,36), sia pronto a rendere visibile e concreta la misericordia divina attraverso le sue opere, la sua sensibilità, la sua generosità. Affermava un altro grande della letteratura, Dostoevskij, nel suo romanzo L’idiota: «La compassione è la più importante e forse l’unica legge di vita dell’umanità intera».


02 marzo 2016

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