«La misericordia è al di sopra
del potere degli scettri.
Essa ha il suo trono
nel cuore dei re perché è
un attributo di Dio stesso.
Il potere terreno diventa
simile a quello divino solo quando
la misericordia tempera il giudizio».
Questo auspicio del grande Shakespeare
nel Mercante di Venezia (atto IV, scena
I) è spesso frustrato nella storia. Come
emerge in una parabola di Gesù conservata
dal solo evangelista Luca (18,1-
8). Essa ci permette di continuare nelle
nostre riflessioni, mostrando esempi
in cui la famiglia sente la necessità che
giustizia e misericordia si incontrino.
Di scena è un giudice corrotto, indifferente
a Dio e al prossimo, che amministra
il suo ufficio in modo arbitrario e
altezzoso. Davanti a lui si presenta una
vedova che aveva in corso un contenzioso
forse con un vicino. La sua famiglia
era, quindi, ridotta a lei sola perché
l’unico difensore, il marito, era venuto
a mancare. Nell’antico Vicino Oriente
le donne non avevano i diritti civili e,
una volta vedove, cadevano in balìa dei
prepotenti, come ammoniva il profeta
Isaia: «Guai a coloro che fanno decreti
iniqui e scrivono in fretta sentenze oppressive,
per negare la giustizia ai miseri,
per frodare del diritto i poveri del mio
popolo, per fare delle vedove la loro preda
e per defraudare gli orfani» (10,1-2).
La vedova della parabola, però, con
coraggio si presenta continuamente
davanti a quel giudice esigendo che
metta a ruolo la sua causa e lo fa con
molta fermezza, non disdegnando di
prendere di petto il magistrato inerte.
Infatti costui teme persino che la
donna passi a vie di fatto. Nell’originale
greco la frase che egli pronuncia:
«Le farò giustizia perché non venga
continuamente a importunarmi», letteralmente
suona così: «...perché non
venga alla fine a spaccarmi la faccia
(hypopiàze)» (v. 5). E alla ne il giudice
cede e risolve la causa.
L’evangelista Luca aggiunge un’applicazione
con un’argomentazione a
fortiori, ed è qui che entra in scena Dio
e la sua giustizia misericordiosa. Se alla fine anche quel giudice infame cede a un
briciolo di umanità, quanto più «Dio
non farà forse giustizia ai suoi eletti che
gridano giorno e notte verso di lui? Li
farà forse aspettare a lungo? Io vi dico
che farà loro giustizia prontamente!»
(18,7-8). Il pensiero corre a un altro passo
della Bibbia: «Le lacrime della vedova
non scendono forse sulle sue guance? Il
suo grido non si alza contro chi gliele fa
versare?» (Siracide 35,18-19).
In filigrana alla parabola c’è la storia
di tante famiglie deboli, ignorate
dalla politica, non di rado dotate di
un timore che – a differenza della vedova
della parabola – impedisce loro
di adire le vie ufficiali o di chiedere
soccorso. Il cristiano, che dev’essere
misericordioso come il Padre celeste
(vedi Luca 6,36), sia pronto a rendere
visibile e concreta la misericordia
divina attraverso le sue opere, la sua
sensibilità, la sua generosità. Affermava
un altro grande della letteratura,
Dostoevskij, nel suo romanzo
L’idiota: «La compassione è la più importante
e forse l’unica legge di vita
dell’umanità intera».