Le scrivo sui fatti accaduti nei giorni
scorsi ai mondiali di calcio in Brasile. Mi riferisco
a un brutto fallo commesso da Mario
Balotelli, più conosciuto come “Super Mario”,
ma soprattutto alla pessima azione del
giocatore Suarez che ha reagito dando un
morso al nostro Giorgio Chiellini. Mi chiedo:
com’è possibile che il gioco del calcio stia diventando
così violento da commettere ogni
azione losca pur di arrivare alla vittoria? Addirittura
un morso, esattamente come fece
l’ex pugile americano Mike Tyson nel 1997.
Praticare sport è una buona attività, ma se finisce
con la violenza, anche lo sport perde la
sua ragione d’essere. E qui mi viene in mente
la figura di don Giovanni Bosco che, strappando
i ragazzi dalla strada, li faceva giocare
all’oratorio. Oppure quella di don Pino Puglisi,
il prete che si batteva per la legalità. Una
delle sue prime missioni era quella di portare
i ragazzi in parrocchia e farli giocare nel
campo sportivo dell’oratorio, ammonendoli
a essere leali e corretti. Altrimenti, se volevano
picchiarsi dovevano farlo altrove, ovvero
fuori dalla sua parrocchia. Le chiedo: come
può lo sport tornare a essere sano, pulito e rispettoso?
MARCO G. – Prato
Tanti campioni dello sport, del calcio soprattutto,
più che di un allenatore avrebbero bisogno
di un educatore. Non basta essere atleti e
mostrare i muscoli. Occorre essere uomini veri e
mostrare più cervello. In campo e fuori dal campo.
Anche perché la vita agonistica è breve, poi
incombe il rischio di “smarrirsi” appena le luci
della ribalta si spengono. Fama e notorietà si volatilizzano
facilmente. E il bambino viziato e
presuntuoso che è spesso nell’atleta, prima o poi,
va a sbattere contro il muro della vita. Quella vera,
non quella finta dei verdi campi di calcio.