Avercene di scrittori come Mario Vargas Llosa, uno dei premi Nobel per la letteratura più meritati che la memoria ricordi. Ogni suo libro è una garanzia. E un divertimento per l'intelligenza.
Prendete l'ultimo romanzo, L'eroe discreto (Einaudi): una meraviglia. Due storie scorrono parallele. Della prima è protagonista l'imprenditore Felícito Yanaqué che, quando riceve la richiesta di pagare il pizzo, decide senza tentennamenti di rivolgersi alla polizia e sporgere denuncia. Un atto coraggioso di cui dovrà pagare le conseguenze, in un crescendo di ricatti. Nulla in grado di smuovere questo uomo onesto e retto, risoluto a osservare fino in fondo la grande eredità del padre, un umile lavoratore che si era sacrificato per dargli un futuro: «Non farti mettere i piedi in testa da nessuno».
L'altra vicenda ha per protagonista Rigoberto, un manager ormai prossimo alla pensione, desideroso di godersi il resto della vita viaggiando con la moglie in Europa e crescendo il figlio. La vita, però, non fila mai liscia come vorremmo e si diverte a scompigliare i nostri piani: il suo capo, ma soprattutto grande amico Ismael, in barba alla veneranda età, decide di sposare la governante. E chiede a Rigoberto di fargli da testimone. Dire che i due figli del ricco magnate, già soprannominati "le iene" per la loro condotta, scateneranno tutta la loro rabbia e la loro avidità contro questa decisione e chi l'ha sostenuta, è facile previsione. In più, a turbare la quiete del protagonista, sono le strane visioni del figlio, a cui non sa se credere...
Vargas Llosa conduce la narrazione con maestria, costringendo il lettore a voltare pagina per seguire gli sviluppi della storia. Al di là del ritorno dello scrittore alla sua terra, il Perù, va sottolineata la scelta di approfondire un tema di forte valenza etica: l'onestà, la fedeltà ai principi, la rettitudine, la legalità perseguite attraverso scelte concrete. Felícito Yanaqué è disposto a tutto pur di non tradire la legge morale che gli ha consegnato il padre. Rigoberto accetta di compromettere un futuro di tranquillità per amicizia. Sono due eroi discreti, come annuncia il titolo, uomini che nella normalità e ordinarietà della loro esistenza compiono grandi cose in nome di un ideale. Da notare che il tema dell'"eroismo etico" era già stato affrontato da Vargas Llosa nella biografia Il sogno del Celta.
Ma non c'è solo questo: quasi in ogni pagina è disseminata una suggestione, uno spunto. Ad esempio, appassiona la dialettica fra razionalità e irrazionale che si profila tra Rigoberto e il figlio (e, attraverso il figlio, la figura del prete amico, che purtroppo a un certo punto viene lasciata cadere). La vita è tutta riconducibile a logiche scientifiche, come vorrebbe Rigoberto? Non sembrerebbe, visti i continui imprevisti, le sorprese e, ora, queste visioni del figlio, non si sa se angeliche o demoniache... Infine, la veggente, cara alla tradizione latinoamericana, di cui Felícito Yanaqué è grande amico...
E che dire di quando il figlio di Rigoberto gli rimprovera di aver tradito la sua vocazione? Avrebbe voluto fare l'artista, invece, per paura - come ammetterà lui stesso - si è messo a fare il manager... Questione collegata alla ricerca e alla fede di Rigoberto in quelle che lui chiama oasi di civiltà: spazi intimi e personali di intelligenza, bellezza, poesia, riflessione, che brillano nella notte oscura di un mondo sporco, brutto, cattivo. Funziona davvero così? È possibile isolarsi in queste oasi o la sfida è squarciare la notte irradiandola di luce ogni giorno, nella quotidianità della nostra fatica? Come razionale e irrazionale sono inscindibili, così anche l'in-civiltà va contaminata giorno per giorno con scelte di civiltà...
E che cos'altro è, questo, se non eroismo?