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mercoledì 30 aprile 2025
 

Vedutismo veneziano al tempo di Vivaldi

Antonio Canaletto, Lo sposalizio del mare, Mosca, museo Pushkin (immagine Scala)

Antonio Vivaldi (1678-1741), grande violinista e compositore veneziano, soprannominato il “prete rosso” per via della sua chioma fulva, anche se all’età di 28 anni, pur restando molto devoto, non esercitò più l’ufficio ecclesiastico per motivi di salute.
Negli anni tra il 1713 e il 1719 lo troviamo impegnato a scrivere le sue Corali sacre per il Pio Ospedale della Pietà, dove le giovani orfanelle venivano istruite con grande serietà professionale al canto e alla musica strumentale.
Siamo in un’epoca in cui Venezia, nonostante il suo inarrestabile declino economico e politico, nel campo delle arti eccelleva. Per la musica ricordiamo Benedetto Marcello e Tommaso Albinoni. Per la pittura Antonio Cataletto, Francesco Guardi, Bernardo Bellotto e Giambattista Tiepolo. Senza dimenticare per il teatro Carlo Goldoni. Ma qual era l’immagine di Venezia più amata dal turismo d’oltralpe?
Patinata e iperrealista come nei quadri di Cataletto? Oppure languida e sfuocata come in quelli di Guardi, con le sue vedute e i suoi capricci? Limpida e oggettiva, oppure fantasmagorica ed evanescente?
Entrambi i modi ci parlano di una città unica al mondo, dove possono convivere appunto il cristallizzato vedutismo di Canaletto e il guizzante impressionismo coloristico di Guardi. il Settecento riesce così ancora oggi a stupirci e questo equilibrio tra emozione e ragione trova nella musica di Vivaldi uno stimolo potente ad esercitare entrambe le facoltà per sentirsi più uomini.

Alfredo Tradigo


13 febbraio 2013

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