Lettura del Vangelo secondo Giovanni (6,44-47)
In quel tempo.
Il Signore Gesù diceva alle folle dei Giudei: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna».
Dalla Parola alla vita
«Vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro». La professione di fede posta sulla bocca di Giobbe nel cuore del suo tormentato percorso è impressionante. Qui si esprime una speranza che riempie il cuore dell’uomo e gli rivela il segreto stesso della sua esistenza: siamo fatti per Dio. Ecco perché nulla ci basta, ecco perché ogni provvisorietà ci scontenta, ecco perché la speranza opera in noi come un potente motore. Noi speriamo per tutti i nostri defunti, e speriamo per noi, in questo incontro faccia a faccia che tutto risolve, che in tutto ci può appagare e realizzare. Dio è all’origine della nostra vita ed è anche al suo termine: mai estraneo alle svolte del nostro percorso e sempre amandoci con amore fedele.
Gesù, nel Vangelo, ci ricorda qual è la prova della nostra appartenenza al Padre: la nostra fede. Essa è un dono di Dio per attirarci, per orientarci verso di lui. Egli ci ha creato, ci chiama, ci istruisce. Non si limita ad attenderci alla fine del percorso, ma svolge un’azione instancabile perché non smarriamo mai completamente la strada, perché ci ricordiamo di lui, perché proviamo nostalgia della nostra salvezza e pace. Dunque ci è vicino sempre, e nello stesso tempo ci aiuta a procedere nella giusta direzione. Ispira pentimento, volontà di bene, pazienza, libertà di figli costantemente rinnovata. È davvero, così, il Dio dei viventi, che ama la vita e la difende.
Commento di Luca Crippa