Finita la catechesi sui doni dello Spirito Santo papa Francesco comincia
quella sulla natura della Chiesa. Che «non è una istituzione
finalizzata a se stessa, non è una ong», chiarisce subito. «E nemmeno»,
aggiunge dopo aver scherzato sul tempo che minaccia pioggia, «si deve
pensare che la Chiesa sono solo i preti, non bisogna restringerla ai
sacerdoti, ai preti, al Vaticano. La Chiesa siamo tutti, siamo tutti
famiglia nella madre». Non solo, parlando molto a braccio, il Papa
sottolinea che «la Chiesa è una realtà più ampia che non nasce in un
laboratorio, la Chiesa non è nata improvvisamente, ma è un popolo con
una storia lunga alle spalle e una preparazione che nasce molto prima di
Cristo stesso. Cristo la fonda, ma questa storia della Chiesa si trova
già nelle pagine dell'Antico Testamento».
Papa Francesco parla della
vocazione di Abramo, quando Dio lo scelse e «gli chiese di partire e di
andare in un'altra terra che lui gli avrebbe indicato. In questa
vocazione Dio non chiama Abramo da solo, ma coinvolge la sua famiglia e
tutti quelli che sono a servizio della sua famiglia. E gli promette una
discendenza numerosa».
Dio allargherà ancora la sua famiglia promettendogli una discendenza.
Il
Papa sottolinea un «primo dato importante che è questo: cominciando da
Abramo, Dio forma un popolo perché porti la sua benedizione a tutte le
famiglie del mondo. Dio fa questo popolo,fa la Chiesa in cammino e lì
nasce Gesù, in questo popolo».
Secondo elemento: «non è Abramo a
costruire un popolo attorno a sé, ma è Dio che lo forma. In questo caso
si assiste a qualcosa di inaudito: è Dio stesso a prendere l'iniziativa,
è Dio stesso che bussa alla porta di Abramo e dice vai avanti, va nella
tua terra, comincia a camminare e io farò di te un grande popolo. Dio
prende l'iniziativa». C'è un dialogo tra Abramo e Dio. E anche «noi
possiamo parlare con Dio e Dio parla con noi, questo si chiama
preghiera». Dio forma un popolo «con tutti coloro che ascoltano la sua
Parola e che si mettono in cammino, fidandosi di Lui», spiega ancora
papa Francesco.
Ma, ed è il terzo elemento, c'è una condizione per
essere popolo e «questa unica condizione è fidarsi di Dio. Se ti fidi di
Dio ascolti e ti
metti in cammino, questo fa la Chiesa. L'amore di Dio precede tutto e
Dio sempre è il primo, arriva prima di noi». Cita «il profeta Isaia o
Geremia, non ricordo bene, che diceva che la Chiesa è come il fiore del
mandorlo che fiorisce sempre prima e annuncia la primavera. Lui è sempre in anticipo di noi e questo
si chiama amore, perché Dio ci aspetta sempre. Questa è la bellezza
della Chiesa che ci porta a questo Dio che ci aspetta».
E sulla fiducia spiega che «Abramo si mette in cammino anche se non sanno bene chi sia
questo Dio e dove vuole condurlo Abramo non aveva un libro di teologia
per studiare Dio, si fida di Dio. Questo però non significa che questa
gente siano sempre convinti e fedeli. Anzi fin dall'inizio ci sono le
resistenze, il ripiegamento su se stessi e sui propri interessi e la
tentazione di mercanteggiare con Dio per risolvere le cose a modo
proprio. Questi sono i peccati che segnano il cammino del popolo lungo
tutto il percorso della salvezza: è la storia della fedeltà di Dio e
della infedeltà del popolo. Dio però non si stanca, ha pazienza, tanta
pazienza. E nel tempo continua a formare il suo popolo come un padre
forma il proprio figlio. Dio cammina con noi e il profeta Osea dice Io
ho camminato con te e ti ho insegnato a camminare come un padre insegna
al bambino».
Il Papa non si stanca di ricordare che «il Signore ci
vuole bene e si prende cura di noi». Ed è questa la buona novella che
dobbiamo portare agli altri perché «noi cristiani siamo gente che
benedice e sa benedire: che bella vocazione!».